Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/175

per tale ingegno ebbe sopra i romani vittoria, volgendo le reni al sole, al quale costrinse i romani di tenervi il viso. Nè contro al polveroso vento ti metterai, però che dandoti negli occhi t’occuperebbe la vista. Nè moverai il corrente cavallo con veloce corso lontano al tuo nimico, ma il principio del suo movimento sia a picciolo passo, acciò che quando sarai presso al nimico, spronando forte, elli il suo corso impetuosamente cominci: però che le forze del volonteroso cavallo sono molto maggiori nel cominciare dello aringo che nel mezzo, quando col disteso capo corre alla distesa. Nè ancora gli darai tutto il freno, però che con meno forza dilungando il collo andrebbe. Allora sono le cose disposte ad andar forte, quand’elle truovano alcun ritegno e trapassanlo. E chi fece Protesilao più volonteroso che ’l dovere, se non l’essere ritenuto contro alla calda volontà? Se Aulide non avesse ritenute le sue navi, egli andava più temperatamente. Nè non basserai la lancia nel principio dello aringo, però che il savio nimico prenderebbe riparo al tuo avvisato colpo, e il tuo braccio del peso sarebbe stanco avanti che tu a lui giugnessi; ma ponendo mente prima a lui, t’ingegna, se puoi, di prendere al suo colpo riparo, e appressandoti a lui prestamente con forte braccio abassa la tua lancia, e fa che avanti nella gola che nella sommità dell’elmo ti ponghi: i bassi colpi nuocciono, posto che gli alti sieno belli. E s’egli avviene che con lui urtare ti convenga col petto del tuo cavallo, guarda bene che col petto del suo non si scontri, se non fossi già molto meglio a cavallo di lui, però che il danno potrebbe essere comune, ma faccendo con maestrevole