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come io il sento, che s’è posto a volere con falsità vendicare le sue ire sopra una giovane donzella e innocente, sua benivolenza o amistà si dee poco curare, e in gran grazia mi terrei dagl’iddii che egli mi uscisse davanti a contradire la salute di Biancifiore, acciò che io con quel braccio, col quale ancora, se fosse quell’uomo quale esser dovrebbe il dovrei aver sostenuto, gli levi la vita mandandolo ai fiumi d’Acheronta, ove la sua crudeltà avrebbe luogo: vecchio iniquissimo ch’egli è, che nell’ultima parte de’ suoi giorni, alla quale quando gli altri, che sono stati in giovinezza malvagi pervengono, si sogliono col bene operare riconciliare agl’iddii, incomincia a divenire crudele e a fare opere ingiuste. E di ciò che o piacere o dispiacere ch’io gliene faccia, mai della mia mente non si partirà Biancifiore, nè altra donna avrò già mai; nè mi parrà grave il peso dell’armi in servigio di lei. E certo Achille non avea molto più tempo ch’io abbia ora, quando egli abandonando i veli insieme con Deidamia, venne armato a sostenere i gravi colpi d’Ettore fortissimo combattitore, nè Niso era di tanto tempo quanto io sono, quando sotto l’armi incominciò a seguire gli ammaestramenti d’Euriello. Io sono giovane di buona età, volonteroso alle nuove cose, innamorato e difenditore della ragione, e emmi stata promessa vittoria dagl’iddii, e veggo la fortuna disposta a recarmi a grandi cose, la quale noi preghiamo tutto tempo che in più alto luogo ci ponga della sua rota. Ora poi che ella con benigno viso mi porge i dimandati doni, follia sarebbe a rifiutarli, chè l’uomo non sa quando più a tal punto ritorni. Io m’abandonerò a prendere