Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/149

può debitamente disdirsi: ond’io, sì come principale capo del nostro regno, comincerò, poi che la ragione e ’l tuo piacere l’adimanda -. E voltato verso l’antica imagine di Giove, nella sua sala riccamente effigiata, disse così: E io giuro per la deità del sommo Giove, la cui figura dimora davanti da noi, e per qualunque altro iddio insieme con lui possiede i celestiali regni, e per lo mio antico avolo Atalante, sostenitore d’essi regni, e per l’anima del mio padre, che avanti che ’l sole ritocchi un’altra volta quel grado ove egli ora dimorando ci porge lieta luce, se essi mi concedono vita, d’averti donato per marito uno de’ maggiori baroni del mio reame: e questo per amore del presente paone ti sia da ora promesso -. Assai coperse il re con queste parole il suo malvagio volere, ignorando quello che i fati gli apparecchiavano; e ella sospirando tacitamente al suono di queste parole, notò in se medesima i detti del re pigliandoli in buono agurio, fra sè dicendo: "Dunque avrò io per marito Florio, il quale io solo per marito e per amico disidero, però che nullo barone è maggiore di lui in questo regno"; poi, ringraziato il re onestamente e con sommessa voce, con picciolo passo procedette avanti, fermandosi nel cospetto di Parmenione, il quale incontanente così disse: Io prometto al paone che, se gl’iddii mi concedono che io vi vegga per matrimoniale patto donare ad alcuno, quel giorno che voi al palagio del novello sposo andrete, io con alquanti compagni, nobilissimi e valorosi giovani, vestiti di nobilissimi drappi e di molto oro rilucenti, adestreremo il vostro cavallo e voi sempre con debita reverenza e onore, infino a tanto che voi ricevuta nella nuova casa scavalcherete -. -