Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/124

Florio era, e così cominciò piangendo a parlare:

- Deh, perchè s’affannano le nostre mani a rasciugare le lagrime de’ nostri visi nel principio del nostro dolore? Sia di lungi da me che io mai di lagrimare ristea, mentre che tu sarai lontano da me. Oimè, che tu mi dì: "Comanda che io non vada a Montoro!". Deh, or perchè bisognava egli che io il ti comandassi? Non sai tu come io volontieri vi ti vedrò andare? Tu il dovevi ben pensare. Ma volontieri i’ ’l farei, se convenevole mi paresse; ma però che io non disidero meno che ’l tuo dovere s’adempia che ’l mio volere, poi che tu promettesti d’andarvi, fa che tu vi vada, acciò che vituperevole cosa non paia, volendosene rimanere, il disdire quello che tu hai promesso. E acciò che le tue parole non paiano vento, io concedo, così volontieri come Amore mi consente, che tu vi vada, e ubidendo anzi adempi il piacere del tuo padre. Ma sopra tutte le cose del mondo ti priego che tu per assenza non mi dimentichi per alcuna altra giovane. Io so che Montoro è copioso di molti diletti: tutti ti priego che da te siano presi. Solamente a’ tuoi occhi poni freno quando le vaghe giovani scalze vedrai andare per le chiare fontane, coronate delle frondi di Cerere, cantando amorosi versi, però che a’ loro canti già molti giovani furono presi: però che se io sentissi che alcuna con la sua bellezza di nuovo t’infiammasse, come furiosa m’ingegnerei di venire dove tu e ella fosse; e se io la trovassi, con le propie mani tutta la squarcerei, nè nel suo viso lascerei parte che graffiata non fosse dalle mie unghie, nè niuno ordine varrebbe a’ composti capelli che io, tutti tirandoglieli di capo, non gli