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per più leggiermente poter Florio allontanare da lei; e cominciò con tacito pianto a lagrimare e a dire fra sè così: "Oimè, Florio, solo conforto dell’anima mia, a cui io tutta mi donai per mia salute quel giorno che tu prima mi piacesti, ora che credi tu? Alle cui parole t’hai tu lasciato ingannare! Or non vedevi tu che mi ti prometteva di mandarmiti, perchè tu consentissi, come tu hai fatto, all’andata? Egli non mi manderà mai ove tu sii. Deh, non conosci tu la falsità del tuo padre? Certo non che egli mandi me a te, ma egli non lascerà mai te venire dove io sia. Tu ti sei lasciato ingannare con meno arte che non lasciò Isifile: ella credette alle parole e agli atti, e alla fede promessa, e alle lagrime dello ingannatore; ma tu per la menoma di queste cose se’ stato ingannato, e hai detto di sì di quella cosa che laida ti sarebbe a tornare adietro; e non hai conosciuto che egli, non disideroso del tuo studio, ma di trarre me della tua memoria, t’allontana da me, acciò che per distanza tu mi dimentichi! Oimè, or dove abandoni tu, o Florio, la tua Biancifiore? Ove n’andrai tu con la mia vita? Oimè, misera! E io come sanza vita rimarrò? E se a me vita rimarrà, come sarà ella fatta trovandomi sanza esser teco continuamente e sanza vederti? O luce degli occhi miei, perchè ti fuggi tu da me? Oimè, quale speranza mi potrà mai di te riconfortare, che con la tua bocca hai consentita e impromessa la partita? O beata Adriana, che ingannata dal sonno e da Teseo, dopo poche lagrime meritò miglior marito! E più felice Fedra, che col suocero in nome d’amante finì il disiato cammino! Or mi fosse stata licita l’una di queste felicità: o l’essere stata da te con ingegno abandonata