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mio, sì come voi sapete, nè il sommo Giove nè il risplendente Apollo, da voi ora davanti ricordato, nè alcuno altro iddio ebbe all’amorevole passione resistenza; nè tra’ nostri predecessori fu alcuno tanto di virile forza armato, nè sì crudo, che da simile passione non fosse oppresso. Adunque, se io giovinetto contra così generale cosa non ho potuto resistere, certo non ne sono io sì gravosamente da riprendere, come voi fate, ma emmi da rimettere, pensando che il mio spirito è stato sì volgare, che per rigidezza non ha rifiutato quello che ciascuno altro gentile ha sostenuto. E la mia forma la quale mercè degl’iddii è bellissima, richiede tale uficio, più tosto che alcuno altro. E che si potrà giustamente dire a me s’io amo, poi che ad Ercule e ad Aiace uomini robusti non si disdisse? Appresso dite che gravoso vi sembra pensando la qualità della femina che io amo però che popolaresca e serva la riputate, e voi credo che in parte ignoriate di qual sangue questa giovane, cui io amo, sia discesa, sì come quegli che ingiustamente il suo padre valoroso, resistente con picciola schiera alla vostra moltitudine di gente, uccideste, il quale forse non fu di minor qualità che voi siate, pensando alla grandezza di tanto animo quanto nella sua fine mostrò. E ancora che certamente noi nol sappiamo, noi pure avemo udito che la madre di costei, la quale voi non serva prendeste, discese dell’alto sangue del vittorioso Cesare, già conquistatore de’ nostri regni per adietro. E posto che manifestamente la nazione di questa giovane esser vile si conoscesse, sì conosciamo noi lei esser tanto gentile o più, quanto se d’imperiale progenie nata fosse, se riguardiamo