Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/102

rimasa fosse alla mia lunga età di gloria, agl’iddii piacque di donarmi te, in cui la mia speme, sanza fallo già secca, ritornò verde, e dissi: "Omai la fama del nostro antico sangue non perirà, poi che gl’iddii ci hanno conceduto degna erede"; e sopra te tutto il mio intendimento fermai, sì come sopra unico bastone della mia vecchiezza. E volendo che l’alto uficio a che gl’iddii t’hanno apparecchiato, sì come è a ornare la tua fronte di splendida corona degli occidentali regni, non patisse difetto di savio duca, ancora che io nella tua effigie conoscessi che valoroso uomo dovevi per natura pervenire, nondimeno con essaminato animo imaginai che per le accidentali scienze molto t’avanzeresti. E dalla imaginazione nel dovuto tempo venni all’effetto; e infino a questo giorno, così come la tua età è stata per la gioventudine deboletta a sostenere, così con picciole scienze t’ho fatto nutricare. Ora che in più ferma età se’ pervenuto, disidero che tu a più alti studii disponghi il tuo intelletto, e massimamente a’ santi principii di Pittagora, de’ quali venendo con l’aiuto de’ nostri iddii a perfezione, sì come io estimo, ti seguirà grandissimo onore, con ciò sia cosa che la scienza in niuna maniera di gente tanto sia lucida e risplendente quanto ne’ prencipi. E ciò puoi tu per te medesimo considerare, ricordandoti quanta fosse eccellente la fama del gran re Salamone, ancora che giudeo e lontano dalla nostra setta fosse. E per imprendere questa scienza, certo a te non converrà andare cercando Elicona, nè i solleciti studii d’Attene, nè alcuno altro lontano paese, però che qui a noi molto vicina è una città chiamata Montoro, dotata di molti diletti, la quale per noi il valoroso duca Ferramonte governa,