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76 | il filocolo |
te mi maraviglio, volendomi dare a vedere che di quel di che tu ed io piú ci dovremmo dolere, dobbiamo far festa e ringraziare Amore; e non pensi quanta sia la viltá, la quale ha il tuo animo occupato, disponendoti a dover cosí fatta femina, come tu ami, amare; della qual cosa doppiamente se’ da riprendere: principalmente d’avere avuta cosí poca costanza in te, che a sí vile passione, come è amare una serva, oltre misura hai lasciato vincere il tuo virile animo; appresso di non por mente quanti e quali siano i pericoli da questo amor giá proceduti e che procedono. Non udistú mai dire come miserabilmente Narciso per amore si consumò? e con quanta afflizione Biblide per amore divenne fontana? e che ancora gl’iddii sostennero noia di tal passione? e massimamente Apollo, il quale, di tutte le cose grandissimo medico, a sé medicina non poté porgere, poi che ferire s’ebbe lasciato, forse non per viltá ma per provare? e che, in breve, niuno è cui questo amore non dissecchi le midolla dell’ossa? E tu, inconsiderato, il vai seguendo! E ancora di tutto questo, tenendo lo stile della piú gente, ti potresti scusare; ma non consideri di cui ti sia inamorato, e per cui tu cosí faticosa passione sostenga: e ciò è per una serva nata nelle nostre case, la quale a te non si confarebbe in alcuno atto. Se ti fossi d’una valorosa e gran donna simile alla tua nobiltá inamorato, assai mi dorrebbe, ma pur mi sarebbe d’alcuna consolazione. Io non potrei mai sopra queste tanto dire quanto io disidero; ma perciò che so che ancora da te medesimo, senza riprensione alcuna, ti riconoscerai del tuo errore, e rimarra’ tene, mi tacerò. E se io credessi che ciò non avvenisse, certo leggiera cosa mi sarebbe ora con propria mano d’ucciderti. Ma acciò che tu seguiti lo studio, in questa parte, ancora che io conosca che manifesto biasimo ti sia menarti dietro per le strane scuole quella che tu sconciamente ami, ne seguirò il tuo volere; e sí tosto come tua madre, la quale alquanto non sana è stata, sí come tu puoi vedere, avra intera sanitá ricuperata, io la ti manderò a Montorio; e ora teco la manderei, se non fosse che senza lei tua madre in cotale atto non vuoi rimanere».
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