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libro secondo | 73 |
piú pietoso di voi li miei chiudesse? Certo niuno! E chi porrebbe al mio foco l’acceso tizzone? Certo strana mano, e non la vostra. Adunque guardate a quello che voi avete pensato, e vedete ancora se convenevole cosa è che io, unico figliuolo di cosí fatto re come voi siete, vada studiando per lo mondo attorno. E però piú utile e migliore consiglio mi pare il far qui da Montorio o d’altre parti, ove piú sofficienti fossero, venire maestri in quella scienza la quale piú v’aggrada che io appari, e qui, nella vostra presenza, di miglior cuore, cessando ogni dubbio, apprenderò, e con piú diletto studierò, vedendovi continuamente in prosperevole stato».
Quando il re udi la risposta di Florio, ben conobbe il suo volere occulto, e che le scuse da lui porte, non da pietá che di suo padre avesse, ma dall’astuzia d’amore che a Biancofiore l’astringeva, nascevano; onde egli cosí gli disse: «Figliuolo, siano di lungi da noi gli avversi casi, i quali tu ora in forse metti nel futuro. E se pure avvenissero, ne sarai tanto vicino, che ben potrai al pietoso officio essere chiamato. Ma tu senza dovere ti rammarichi, ponendo inconvenevole cosa che un figliuolo di tal re, quale io sono, vada per le strane scuole studiando. Or dove ti mando io? Se tu riguardi bene, tu vai in casa tua e nel tuo regno a dimorare. E se non fosse che ’l troppo amore de’ padri verso i figliuoli li fa le piú volte pigri alle virtú, certo io m’atterrei al tuo consiglio di farti appresso di me studiare; ma acciò che niuno atto di pigrizia dal grande amore ch’io ti porto ti succedesse, mi fo io alquanto di contro a me medesimo rigido, dilungandoti un poco da me. E certo tu lo devi aver caro, perciò che la tua etá piú tosto richiede affanno che agio. Il sole, poi che Lucina chiamata dalla tua madre mi ti donò, quattordici volte ad un medesimo punto è ritornato nelle braccia di Castore e di Polluce, ed è entrato nel cammino usato per compiere la quintadecima, ed è giá al terzo della via, o piú avanti. Deh, se tu rifiuti, e dubiti d’andar cosí vicino a noi, come poss’io presumere che tu, per divenire valoroso, se accidente avvenisse, prendessi sopra te un grave affanno? Caro figliuolo, non si disdice a’