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72 | il filocolo |
giare le stelle Pliade, e la terra rivestire di bianco molto sovente, avendo perduto il verde colore, prendi quella compagnia che piú ti diletta e vanne».
Florio, udendo queste parole, in se medesimo si turbò molto, perciò che nemiche le sentia al suo disio, e, lasciato il parlare del padre, lungamente egli guardando la terra, mutolo senza alcuna cosa rispondere stette; e dimandatagli dal padre piú volte risposta, dopo il trar d’un grandissimo sospiro, disse cosi: «A me, o reverendissimo padre, è occulta la cagione perché sí giovane e con tanta fretta da voi dividere mi volete, essendo voi pieno d’etá, sí come io veggo. Voi disiderate che io per studio divenga in scienza valoroso, la qual cosa non è meno disiderata da me. Ma qual dovuto pensiero vi mostra che io debba meglio, da voi lontano, studiare, che nella vostra presenza? Non imaginate che io lontano da voi continuamente sarò pieno di varie sollecitudini? Io non ispesso, ma quasi continuamente crederò che sconcio accidente occupi con infermitá la vostra persona, o dubiterò che voi di me non dubitiate. E ancora mi si volgeranno dubbii per la mente che la vostra vita, da me molto da tener cara, non sia con insidie appostata dagli occulti nemici per la mia assenza. Queste cose non sono impossibili ad essere ogni ora del giorno pensate da me, perciò che io non fui generato dalle querce del monte Appennino, né dalle dure grotte di Peloro, né dalle fiere tigri, ma da voi, cui amo piú che alcun’altra cosa: e di quelle cose che sono amate si deve dubitare. E andandomi queste sollecitudini per lo petto, qual parte di scienza vi potra mai entrare? E ancora manifestamente veggiamo che a niuna persona i futuri casi sono palesi. Chi sa se gl’iddii, non essendo io con voi, vi chiamassero subitamente a’ loro regni? la qual cosa sia lontana per molto tempo da voi. Ma se pure avvenisse, chi vi chiuderebbe con piú pietosa mano gli occhi nell’ultima ora gravati, che io farei? La qual cosa, se io vi sono lontano, come farò? E se a me lontano da voi questo accidente avvenisse, che veggiamo sovente avvenire, ché piú tosto si secca il giovane rampollo che ’l vecchio ramo, chi sará colui che