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libro secondo 69

studii indirizzato, è da mettere a piú sottili cose; e voi sapete che noi abbiamo qui vicino Feramonte duca di Montorio, a noi per consanguinita congiuntissimo, e in niuna parte del nostro regno piú solenne studio si fa che in Montorio. Noi possiamo sotto spezie di studio mandar la Florio a lui, e quivi faccendolo per alcuno spazio di tempo dimorare, gli potrá agevolmente della memoria uscir questa giovane, non vedendola egli. E come noi vedremo che egli alquanto dimenticata l’avrá, allora noi gli potremo dare sposa di real sangue senza alcuno indugio, e cosí potremo essere agevolmente fuori di cotale dubbio. E giá per ciò esso non ci sará tanto lontano, che noi nol possiamo ben sovente vedere. Ond’io, caro Signore, vi priego che questa malinconia cacciata sia da voi, prendendo senza indugio questo rimedio».

Piacque al re il consiglio della reina, il quale giovare non dovea ma nuocere, però che quanto il foco piú si stringe, con piú forza cuoce; e poi che egli sopra ciò lungamente ebbe pensato, le rispose che ciò farebbe, però che altra via a tal pericolo fuggire non vedeva. Oh, quanto fu tale imaginazione vana, con ciò sia cosa che durissimo sia resistere alle forze de’ superiori corpi, avvegna che possibile! Venere era nell’auge del suo epiciclo, e nella sommitá del deferente nel celestiale Toro, non molto lontana al sole, quando ella fu donna, senza alcuna resistenza d’opposizione o d’aspetto o di congiunzione corporale o per orbe d’altro pianeta, dell’ascendente della loro nativitá. Il saturnino cielo, non che gli altri, pioveva amore il giorno che elli nacquero. Oimè, che mai acqua lontana non ispense vicino foco! Ove credeva il re poter mandare Florio senza la sua Biancofiore, con ciò fosse cosa che ella era continuamente nel suo animo figurata con piú bellezza che il vero viso non possedeva, e quello che prende e lascia amore era sempre con Biancofiore? I corpi si dovevano allontanare, ma le menti con piú sollecitudine si dovevano far vicine. Niuna cosa è piú disiderata che quella che è impossibile, o molto malagevole ad avere. Per quale altra cagione diventò vermiglio il gelso, se non per l’ardente