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62 | il filocolo |
foco, e infiamma sí l’un dell’altro, che mai il tuo nome de’ loro cuori per alcuno accidente non si spenga. E io in alcun atto occuperò sí lo re, che la tua mentita forma per sua venuta non si manifesterá.
Mossesi Amore a’ prieghi della santa madre, poi che spogliati s’ebbe le lievi penne; e pervenuto al dimandato luogo, vestitosi la falsa forma, entrò sotto i reali tetti, passando con lento passo nella secreta camera, ove egli Florio e Biancofiore trovò soletti puerilmente giocare insieme. Essi si levarono verso lui sí come far solevano, ed egli primieramente preso Florio, il si recò nel santo seno, e porgendogli amorosi baci, segretamente gli accese nel cuore un nuovo disio: il quale Florio poi, riguardando ne’ lucenti occhi di Biancofiore con diletto, il vi fermò. Ma poi Cupido, presa Biancofiore, e ispirandole nel viso con piccolo fiato, l’accese non meno che Florio avesse davanti acceso. E dimorato alquanto con loro, rivolti i passi indietro, li lasciò stare; e rivestendosi le lasciate penne, tornò al lasciato lavoro. E i giovani, lasciati pieni di nuovo disio, riguardandosi, cominciarono a maravigliarsi stando muti. E da quell’ora inanzi la maggior parte del loro studio era solamente in riguardar l’un l’altro con timorosi atti; né mai, per alcuno accidente che avvenisse, partir si voleano, tanto il segreto veleno adoperò in loro subitamente.
Sí tosto come Amore dalla sua madre fu partito, cosí ella in una lucida nuvoletta fendendo l’aere pervenne a’ medesimi tetti, e, tacitamente preso il vecchio re, il portò ad una camera sopra un ricco letto, dove d’un soave sonno l’occupò. Nel qual sonno il re vide una mirabile visione: cioè che lui pareva esser sopra un alto monte, e quivi avere presa una cerva bianchissima e bella, la quale a lui era diviso che gli fosse molto cara; e quella tenendo nelle sue braccia, gli pareva che dal suo corpo uscisse un lioncello presto e visto, il quale egli insieme con quella cerva senza alcuna rissa nutricava per alcuno spazio. Ma stando alquanto, vedeva scender giú dal cielo uno spirito di graziosa luce risplendente; il quale apriva con le proprie mani il lioncello nel petto; e quindi traeva una cosa