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LIBRO SECONDO

Adunque cominciarono con dilettevole studio i giovani, ancora ne’ primi anni puerili, ad imprendere gli amorosi versi: nelle quali voci sentendosi la santa dea, madre del volante fanciullo, con tanto affetto nominare, non poco negli alti regni con gli altri iddii se ne gloriava. Ma non sofferse lungamente che invano fossero da’ giovani petti sapute cosí alte cose come i laudevoli versi narrano, ma, involti i candidi membri in una violata porpora, circondata di chiara nuvoletta, discese sopra l’alto monte citereo, la dove ella il suo caro figliuolo trovò temperante nuove saette nelle sante acque, a cui con benigno aspetto cominciò cosi: «O dolce figliuolo, non molto distante agli acuti omeri d’Appennino, nell’antica cittá Marmorina chiamata, secondo che io ho dagli alti nostri regni sentito, sono due giovani, i quali affettuosamente studiano i versi che le tue forze insegnano acquistare, invocando co’ casti cuori il nostro nome, disiderando d’essere del numero de’ nostri soggetti. E certo i loro aspetti, pieni della nostra piacevolezza, molto piú s’apprestano a’ nostri servigi che a coltivare i freddi fuochi di Diana. Lascia dunque la presente opera, e intendi a maggiori cose, e solo nel rimanente di questo giorno in mio servigio ti spoglia le leggieri ale. E sí come giá nella non compiuta Cartagine prendesti forma del giovane Ascanio, cosí ora ti vesti del senile aspetto del vecchio re, padre di Florio; e quando se’ la dove essi sono, come egli quando va a loro li abbraccia e bacia costretto da pura benevolenza, cosí tu, abbracciandoli e baciandoli, metti in loro il tuo segreto