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libro quinto 563

il determinato giorno della coronazione di Florio fu venuto, Florio vestito di reali vestimenti venne in una gran piazza accompagnato da’ nobili del reame, e quivi Ilario e ’l duca Feramonte, eletti da tutti gli altri in generale all’alto mestiere, celebrato il santo uficio, invocato divotamente il nome di Dio a sua laude e reverenza, del reame di Spagna con corona d’oro coronarono Florio, in cospetto di tutto l’infinito popolo, del qual le voci al cielo andarono sí alte, che opinione fu di molti che dentro passassero, dicendo ‛viva il nostro re’. Il quale, poi che la corona ricevuta ebbe, si fece venire avanti Biancofiore, e con le proprie mani di simile regno la coronò reina. Queste cose fatte, si ricominciò la festa grandissima, e le trombe e i molti strumenti sonarono, e l’armeggiare si cominciò grandissimo, e tanto e sí generale per tutto si fece, che niuna altra cosa si vide o sentí.

Florio, novello re, fattisi venire li raunati tesori dal padre, quelli liberamente dona a’ suoi baroni, e non consente che uomo senza grandissimo dono si parta da tanta festa. E poi con loro insieme per la terra andando, ovunque egli viene fa festa moltiplicare, e festeggia sempre avendo seco i cari compagni del suo pellegrinaggio, e quelli onora e sopra tutti gli altri vede volentieri, e a coloro da grandissimi doni: e a dare a ciascuno il suo regno gli pareva far poco. E durata per molti giorni la festa grandissima senza comparazione, gli amici e servidori del re Florio contenti disiderando di vedere le loro case cercano congedo, il quale il re Florio come può lieto concede. Galeone torna a Calocipe, Fileno a Marmorina, Menilio e Quintilio e gli altri giovani romani con le loro donne, e con grandissimi doni, lieti ricercano Roma, e con loro il reverendo Ilario. Il quale prima in quella non giunse, che con ordinato stile, come colui che era bene informato, in greca lingua scrisse i casi del giovane re: il quale con la sua reina Biancofiore ne’ suoi regni rimaso, piacendo a Dio, poi felice mente consumò li giorni della sua vita.

O piacevole mio libretto, a me piú anni stato graziosa fatica, il tuo legno sospinto da graziosi venti tocca i liti con