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libro quinto 561

Curzio e con Sempronio accompagnarono. E Galeone, a cui era in cura allora di fare edificare la nuova terra, udendo della coronazione di Florio la novella, lasciata stare ogni cosa, vi venne. E Fileno, il padre e la madre e i parenti lasciati, ancora vi venne, e il duca Feramonte ancora, e similemente Sara, Parmenione, Massalino e Menedon e qualunque altro grande del paese, ov’elli furono tutti da Florio lietamente e con onore ricevuti.

Il dolce tempo era, e il cielo tutto ridente porgeva graziose ore: Citerea tra le corna dello stellato Tauro splendidissima dava luce, e Giove chiaro si stava tra’ guizzanti Pesci; Apollo nelle braccia di Castore e di Polluce piú lieto ogni mattina nelle braccia della sua Aurora si vedea entrare; Febea correa colle sue corna acute lieta alla sua ritonditá. Ogni stella ridea, e il sottile aere confortava i viventi, e la terra niuna parte di sé mostrava ignuda, ma ogni cosa piena o d’erba o di fiori si vedeva, senza i quali niuno arbore si saria trovato, e senza frutto. Gli uccelli, che lungamente aveano taciuto, davano graziosi canti, né alcuna cosa era senza alcuno lieto segno, quando la gran festa della futura coronazione di Florio si cominciò per Corduba: le rughe della quale, da ciascuna parte ornate di drappi simili a quelli d’Aragne, tutte ridevano. Niuna casa, niuno luogo era senza maravigliosi suoni. I giovani e le donne lieti e riscaldati nel festeggiare, con graziose note cantavano gli antichi amori. Altri sopra i correnti cavalli, inghirlandati di novelle frondi, ornati sé e i cavalli di molto oro e di sonanti sonagli, correvano, e i vaghi occhi delle giovani tiravano a riguardarsi. Alcuni apparecchiavano le forti armi per mostrare in pacifiche giostre quanto essi sotto quelle erano poderosi. E altri divisavano altri giuochi, né niuno era senza festa. E le belle e molte brigate de’ festeggianti niuno riposo conoscevano, e ben che Febo co’ suoi cavalli si tuffasse nelle onde d’Esperia, non toglieva egli loro il festeggiare. A quello che il sole ascoso toglieva, supplivano l’accese fiaccole, graziose alle non cosí belle giovani. Ma poi che in cosí grande allegrezza, apparecchiate le necessarie cose,