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libro quinto 545

vedute, Florio di grazia impetrò dal sommo pastore che Ilario con lui dovesse andare, acciò che nelle cose da lui ignorate fosse da Ilario chiarificato, e insegnategli, e appresso perché egli quella che a lui aveva predicato, predicasse al vecchio padre e a molti popoli del suo regno, e a quelli che si convertissero desse battesimo. E concedutogli da Vigilio e preso commiato, con la sua benedizione si partí. Nella cui partenza, Bellisano con molti altri romani nobili uomini andarono con lui infino fuori della cittá, e similmente Cloelia e Tiberina con Biancofiore. Ma Florio, ringraziando Bellisano e gli altri nobili e accomiatatosi da loro, si partí, cavalcando con Menilio e con Ilario, i quali seco menava. E Biancofiore appresso, con pietose lagrime promettendo di ritornar tosto, lasciò Quintilio suo zio, e Cloelia e Tiberina, seguendo Florio suo marito.

Cavalcati adunque costoro verso Marmorina piú giorni, e a quella giá forse per una dieta vicini, piacque a Florio di significare al padre la sua felice tornata per convenevoli ambasciatori, la quale esso attendeva e sopra tutte le cose disiderava, avendo da’ marinari de’ tornati legni interamente saputa la sua fortuna, della qual saria stato contento, se la nobiltá di Biancofiore avesse saputa, ma per quello dolente vivea, ben che con disiderio attendesse il figliuolo: e con tutto che Florio suscetta avesse di lei graziosa prole, gli andavano per lo iniquo cuore pensieri di nuocerle ancora. Andarono adunque i mandati al vecchio re, e lui d’etá pieno trovarono salito sopra un’alta torre del suo real palagio, e sopra quella stando, rimirava i circustanti paesi, acciò che di lontano potesse conoscere la venuta del suo figliuolo. A cui i mandati ambasciatori lietamente di quello la venuta annunziarono, aggiungendo come loro fu imposto, che con ciò fosse cosa ch’egli la verace credenza battezzandosi avesse presa, che similmente a lui dovesse piacere di pigliarla nel suo venire, se non che mai nella sua presenza non tornerebbe. Le quali cose udendo il re, in prima della sua venuta allegrissirilo, come l’altre cose ascoltò, divenne turbatissimo e con gran romore, alzando la grave testa, disse: «O misera la vita