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542 il filocolo


Ricevuta Glorizia, e riso molto di questo accidente da. Biancofiore e da Cloelia alle quali essa lo narrò, e durante ancora la festa grande di Florio, Ascaione, giá molto pieno d’anni, infermò, e dopo lunga infermitá, in buona disposizione rendè l’anima a Dio. Il cui passare di questa vita senza comparazione a Florio dolse, ma fattolo di nobilissimi vestimenti vestire, e a guisa di nobile cavaliere adornare sopra un ricchissimo letto, vergognandosi di spander lagrime nella presenza de’ circustanti, quindi comandò a ogni persona partire, e solo rimaso, con amarissimo pianto bagnando il morto viso, cosí cominciò a dire: «O singulare amico a me intra molti, a cui sempre le mie avversitá furono tue, dove se’ tu? Quali regioni, o Ascalione, cerca testé la tua santa anima? Certo credo le celestiali, poiché la tua virtu le meritò. O caro amico, quanto amara cosa da me t’ha diviso? Dove a te il ritroverò io simile? Chi, se la fortuna contraria tornasse, di vivere mitissimamente mi daria consiglio, come tu facesti piú volte, essendo amore di morte nel mio misero petto? Chi alle mie gravi avversitá ad aiutarmi a sostenere gli avversarii fati sottentrerebbe, come me tu sostentavi? Oimè, che queste cose sempre mi saranno fitte nell’intime midolle, e prima il mi spirito le sottili auree cercherá, ch’elle passino dalla mia memoria. Alcuni vogliono lodare per amicizia grandissima quella di Pilade e d’Oreste, altri quella di Teseo e Peritoo mirabilmente vantano, e molti quella d’Achille e di Patroclo mostrano maggiore che altra; e Maro, sommo poeta, quella di Niso e d’Eurialo, cantando, sopra l’altre pone, e tali sono che recitano quelle di Damone e di Fizia avere tutte l’altre passate: ma niuno di quelli che questo dicono la nostra ha conosciuto. Certo niuna a quella che tu verso di me hai portata si può appareggiare. Se Pilade Oreste furioso lungamente guardò., egli però te non passò di fermezza. E chi fu alla mia lunga follia continua guardia se non tu? E quale piú dirittamente si può dite folle, o fa maggior follia, che colui che oltre al ragionevole dovere soggiace ad amore sí come io feci? Se