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528 il filocolo

seguiamo alla luce vera. I vani iddii e fallaci periscano, e l’onnipotente, vero e infallibile Creatore di tutte le cose sia amato, onorato e adorato da noi. Venga il nuovo e vivo fonte, che dalle preterite lordure, nelle quali come ciechi dietro a cieco duca siamo caduti, ci lavi, e facciaci Dio essere manifesto».

Levansi lieti i giovani dal santo parlare, e tra gli altri, piú che alcuno, Ascaione, però che il suo lungo disio, il quale per tiepidezza mai mostrato non avea, vede venire ad effetto. Ed essendo giá tempo piú di dormire che di ragionare, Filocolo entrò nella sua camera, e con Biancofiore cominciò le sante parole a ragionare, la quale da Cloelia sua zia, santissima donna, di tutte era informata; ma udendole a Filocolo dire, contenta molto gli rispose: «Quello che tu ora vuoi che io voglia, ho giá piú giorni disiderato, e dubitava d’aprirti il mio talento: però qualora ti piace, io sono presta, e giá mi si fa tardi, che sopra me senta la santa acqua versare, e che nella salutifera legge divenga esperta». Queste parole udendo Filocolo contento ringraziò Dio, e ne’ pensieri della santa fede il piú della notte dimorò, con disio aspettando il giorno, acciò che in opera mettesse il suo diviso, con la sua sposa e i suoi compagni.

Rendé la chiara luce di Febo i raggi suoi confortando le tramortite erbette, e Filocolo di quella vago, levato con Menedon tornò lieto ad Ilario, il quale sopra la porta del santo tempio trovarono: e lui salutato, con esso passarono nel tempio, e con chiara veritá ciò che fatto avevano gli narrarono, e come i loro compagni di tal conversione letizia incomparabile avevano avuta e mostrata, per la qual cosa disposti alla predicata credenza erano del tutto. Allora Ilario, lietissimo di tanta grazia, quanta il datore di tutti i beni aveva nelle sue parole messa, ringraziò Dio e disse a Filocolo: «Dunque niuno indugio sia a questo bene; chiama i tuoi compagni, e ricevete il santo lavacro». A cui Filocolo rispose: «Cosí farò, ma prima, ove io di voi fidare mi possa, alcun mio segreto vi vorrei rivelare, acciò che, sí come all’anima porto