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libro quinto 521

uno di loro annunziò. Dopo la qual cena, lavati a tutti i piedi, andò in un orto fuori della cittá ad orare con alcuni di quelli; ma colui che il tradimento aveva ordinato, venuto quivi co’ sergenti del prencipe de’ Farisei, tradendolo, con gran romore e furore come un ladrone fu preso. E se egli avesse voluto fuggire, niuno era che il tenesse, quando tramortiti caddero tutti nel suo cospetto; ma egli sollecito alla nostra redenzione, stando fermo, rendute loro le prime forze, si lasciò pigliare: e volete udire piú benignitá di lui? Avendo Simon Pietro, uno de’ suoi discepoli, il quale egli capo degli apostoli e suo vicario l’aveva ordinato, tagliato l’orecchia a uno de’ servi del prencipe, ammonendolo che il coltello riponesse, l’orecchia sanò al magagnato. Fu adunque cosí preso costui e menato nel cospetto di Caifas e d’Anna, i quali a Pilato il mandarono, di lui porgendo false accuse, come quelli che per invidia la sua morte cercavano, pensando che se egli vivesse tutto il loro popolo trarrebbe alla vera fede da lui predicata, ed essi ne rimarriano senza. Pilato, il quale quivi per li romani era preside, infino alla mattina legato il tenne. La mattina udendo ch’era Galileo, il mandò a Erode, disideroso di vederlo, il quale poi a Pilato, vedutolo, il rimandò: e stato lungamente suo nemico, per questo, suo amico divenne. Pilato non trovando in lui alcuna colpa, il voleva lasciare, ma il gridante popolo lo spaventava, ond’egli, fattolo flagellare duramente, credendo che ciò bastasse, il volle a loro rendere, i quali gridando la sua morte, a quella il condussero e in croce in mezzo di due ladroni il crocifissero, schernendolo e dandogli aceto e fiele a bere con una spugna: sopra la quale croce egli morí. Quello che, morendo costui, avvenne, ascoltatelo. Egli tremò la terra fortissimamente; le pietre, senza essere tocche, si spezzarono in molte parti; il velo del tempio di Salomone si divise per mezzo; li monumenti s’aprirono, e molti corpi risuscitarono; il sole oscurò, essendo la luna in quintadecima, e tutta la terra universalmente sostenne tenebre per piú ore: le quali cose Dionisio veggendo, essendo in Atene, e della nostra setta, disse: «O il signore della Natura sostiene