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libro quinto 519

quella notte similmente si trovò che quanti Gomorrei erano, tanti ne furono estinti, avendo Dio quel peccato oltre agli altri, e meritamente, in fastidio: e dicesi che vedendo Iddio quel vizio contro natura nella natura umana operarsi, per poco rimase di non incarnarsi. Dunque tante cose e molte altre che avvennero, le quali a contare troppo saria lungo, mostrarono bene che il Creatore e il Salvatore del mondo era nato: e se forse mirabile vi pare che tanto uomo in sí strema povertá nascesse, la cagione vi tragga di maraviglia. Egli è signore di tutte le cose, e credibile è che, se voluto avesse, poteva ne’ gran palagi, tra molti panni, nelle infinite dilicatezze, nascere, e avere molte balie, ma acciò che l’umiltá mostrasse a tutti dovere esser cara, cosí bassamente cercò di nascere, e per molte altre cagioni, le quali con piú disteso stile ancora vi mostrerò, il fece. Nato adunque cosí costui, fu nell’ottavo giorno della sua nativitá circonciso, secondo la giudaica legge. E i tre re d’oriente con doni, seguendo la veduta stella, il vennero a visitare: e giunti in Ierusalem, Erode, re di quella, dimandarono di lui, il quale, non conoscendolo, e di lui dubitando, perciò che udito aveva il re de’ Giudei dovere nascere, disse: «E’ non è qui, andate e trovatelo, e da me tornerete, acciò ch’io, da voi sappiendo ove egli sia, vada e adorilo». I quali usciti da Ierusalem, e riveduta la stella, in Bettelem lo trovarono, e adoraronlo, e gli offersero oro, incenso e mirra: e ammoniti nel loro sonno dall’angelo, per altra via alle loro regioni tornarono. Il quarantesimo giorno venuto, fu offerto al tempio, e dal vecchio Simeone, la sua venuta aspettante, fu ricevuto, allora ch’egli incominciò: ‛Nunc dimittis’. Erode poi, veggendosi da’ tre re schernito, comandò che tutti i garzonetti di Giudea gli fossero presentati; ma Giuseppe ammonito da divina ammonizione, col fanciullo e con la madre fuggi in Egitto: e gli altri presi da Erode furono uccisi, credendo tra quelli avere il nato fanciullo morto. Ma in processo di tempo, essendo egli giá nei dodici anni, nel tempio di Dio co’ dottori della giudaica legge disputò, leggendo quella. E poi vita umana veramente senza peccare infino al trentesimo anno