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libro quinto 509

mente a Giulia piú benivolo non essersi mostrato, e a Biancofiore nelle sue avversitá: e le cose che giá di lei aveva dette per ritrarre Filocolo da tale amore, ora gli cominciarono a dolere. Egli fece a Filocolo vietare a Glorizia che in nulla maniera a Biancofiore dovesse narrare chi coloro fossero co’ quali albergati erano, sappiendo bene che essa gli conosceva. Ma a Filocolo, dopo alcun giorno, vedute le magnificenze de’ due fratelli, cioè di Menilio e di Quintilio, ed essendogli molto piaciute, e similmente l’onore che ad Ascalione e a loro tutti era fatto, e quello che Cloelia, di Menilio sposa, stata per adietro di Giulia sorella, e Tiberina, moglie di Quintilio, facevano a Biancofiore e a Glorizia e all’altre che con Biancofiore erano, venne volontá di sapere chi costoro fossero, e dimandonne Ascalione. A cui egli rispose: «Non sai tu, caro figliuolo, dove tu se’ e in casa di cui?». «Certo» disse Filocolo, «in Roma so ch’io sono, e in casa di Menilio; ma chi essi si siano non so: e s’io il sapessi, a che fare te ne dimanderei?» Disse allora Ascalione: «Ora sappi che di costoro fu fratello Lelio, il padre di Biancofiore, il quale dal tuo padre fu ucciso, e quella donna chiamata Cloelia, la quale tanto Biancofiore onora, sorella carnale fu di Giulia sua madre. Vedi ove la fortuna ci ha mandati! Io penso che senno sarebbe omai di partirei, però che di leggieri, se conosciuti fossimo da loro, potremmo in questa fine del nostro cammino ricevere impedimento: e io ho veduto, e molte volte udito, nave correre lungo pileggio con vento prospero, e all’entrare del dimandato porto rompere miseramente. La fortuna c’è in molte cose stata contraria: che sappiamo noi se ancora la sua ira verso di noi è passata? Da fuggire è la cagione acciò che l’effetto cessi». Queste parole udendo Filocolo si maravigliò molto, pensando alla grande nobilta de’ zii di Biancofiore, e alla miseria in che la fortuna l’avea recata, ponendola nella sua casa come serva, e cosí da tutti reputata; e molto in se medesimo si contentò che donna di cosí nobile progenie gli fosse dagl’iddii per amante mandata e poi per isposa: e con Ascalione delle iniquitá del padre e della madre verso di lei