Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/509


libro quinto 505

chiamò a sé Galeone, a cui egli disse: «Giovane, tu, secondo il tuo parlare, ami crudelissima donna senza essere da lei amato; e se io ho bene le tue parole per adietro notate, come giá ti fu caro l’essere subbietto ad amore, cosí ora carissimo partirti da lui del tutto ti saria: la qual cosa a fare, ottimo oficio t’ho trovato, quando ti piaccia. Io, come tu vedi, la nuova terra ho cominciata, la quale producere a fine, concedendolo gl’iddii, ho proposto, e con ciò sia cosa che sollecitudine mi stringa maggiore, questo affatto intendo di commettere altrui, e, insieme col quale, il dominio del luogo concederò a chi lo prenderá. Se tu lo vuoi prendere, la sollecitudine tua converra essere molta, e in molte cose e diverse, le quali avendo, la vaga anima per forza abbandoneni gli amorosi pensieri, e quegli abbandonando, metteni in dimenticanza, e, dimenticati, potrai dire te essere dalla infermita che sostieni liberato, e fuori delle mani della crudele donna. E non ti sia noia se io edificatore ti faccio di mura, e se gente rozza e grossa ti do a governare piú tosto che terra fatta con gente ordinata, la quale alla tua gran virtú conosco si converria, però che se io ti dessi quelli a reggere, il loro ordine e la loro mansuetudine poco affanno o niuno daria alla tua mente, e cosí in quelli pensieri ove dimori, in quelli perseverando staresti, né mai liberato saresti da amore. Ma costoro inordinati e materiali sovente ti moveranno ad ira, la quale tu paziente sosterrai, e la loro inordinatezza ti sará materia di pensare come a ordine gli potresti recare: da’ quali pensieri, e d’altri molti, quello che giá ti dissi ti seguirá. A diverse infermitá, diversi impiastri adopera il savio medico: prendi questo alla tua per mio consiglio, se disideri di sanare».

Galeone, udendo il savio consiglio e conoscendo la liberalitá di Filocolo, e similmente il perpetuo onore e l’utile che di ciò che Filocolo gli profferea gli poteva seguire, gli rispose: «Signor mio, a molto piú valoroso di me sí alto oficio converria, il quale ancora, sí come voi dite, ottimo rimedio conosco alla mia infermitá, e però in luogo di grazia singulare da voi il ricevo, apparecchiato ad ogni riconoscenza