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500 | il filocolo |
intorniata di nobilissime donne, le quali per lo grande amore che ti avranno e per le tue bellezze ti guarderanno per maraviglia, faccendoti ciascuna onore a prova, e sarai da tutte tacitamente ascoltata narrando i tuoi casi, i quali esse ascoltando spanderanno lagrime d’amore baciandoti mille volte, e appena parrá loro che tu con esse sia, tanto fia il disiderio loro d’essere teco. E i fratelli del tuo padre, lieti di sí bella nipote, ordineranno feste, parendo loro avere racquistato il perduto Lelio, e saranno molto piú di te ora contenti che se picciolina t’avessero avuta, e massimamente sentendo la veritá della tua virtuosa vita, laudevole infra le dee del cielo, e ancora veggendoti sposa di Florio, figliuolo di sí alto re, com’è quello di Spagna: e piú si rallegreranno, sentendo che corona d’oro sia alla tua testa apparecchiata quando il vecchio re morisse, ancora che molti de’ tuoi antichi la portassero. Perché mi fatico io di dirti quanto tu dell’andarvi diverrai contenta, con ciò sia cosa che io mai la menoma parte dire non te ne potrei? Però andiamoci, ché, se niuna altra cosa te ne seguisse, se non che tu conoscerai te non essere quella che forse tal volta la coscienza ti dice, per le udite parole sí vi dovresti tu volere andare. E con tutte queste cose ancora farai tu me lieta piú ch’altra femina fosse mai, però che io rivedrò i miei, i quali forse giá è lungo tempo dierono per me pietose lagrime, credendo ch’io fossi morta. Non essere a’ miei prieghi dura, io te ne priego, ma se io mai grazia da te meritai, concedi questo ch’io con tanti prieghi t’addamando».
Glorizia tacque, e Biancofiore cosí le rispose: «O donna, a me piú cara che madre, e cui io sola per madre riconosco, perché con tanto affetto priego sopra priego aggiugnendo mi prieghi, né piú né meno come se tu avessi in me sí poca fede che incredibile ti fosse che io per te non facessi ciò che per me si potesse operare? Tu disideri d’essere in Roma, e a me t’ingegni, dov’io d’esservi non disiderassi, di farmelo dísiderare con le tue parole, le quali in veritá il gran disio, ch’io aveva di vederla, assai m’hanno acceso: e se io mai