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492 | il filocolo |
scitori degli occulti cuori, che io tal guiderdone del mio amore non meritai, ma forse altro peccato a sí fatta pena, sotto questo titolo d’avere Biancofiore amata, non senza ragione, m’ha menato. Bella vittoria e grande è il perdonare. Dunque per onore del mio signore, e per lo mio utile il priega: e se tanto di me ti cale, non ti paia l’affanno, che non fia piccolo, malagevole, acciò che me possa rendere lieto a’ miseri parenti, ignoranti de’ miei angosciosi fati. Per merito del quale bene, se ’l farai, spero che lungamente gl’iddii ti serveranno lieto a’ tuoi, se gli hai».
«Non fia si lungo come pensi l’affanno», rispose Menedon alla fonte. E volto a Filocolo, a cui niente riferire bisognava, che tutto aveva udito, con umili prieghi gli domandò che la sua grazia gli rendesse, e con Menedon ciascuno degli altri in merito del lungo affanno similemente la dimandarono. A’ quali Filocolo liberamente la concedette, giurando per se medesimo che di perfetto amore l’ameria per inanzi, e le preterite cose sí come fanciullesche metteria in oblio: di che tutti il ringraziarono. E Filocolo a Biancofiore commise che sí lieta novella narrasse all’aspettante, la quale graziosa non aspettò il secondo comandamento, ma voltato sopra la fonte il viso, riguardando in essa, disse: «O giovane, che nelle liquide onde la tua forma nascondi, confortati, la grazia del tuo signore t’è renduta: e però sicuro nella sua presenza ti presenta». La chiara fonte sí tosto come in sé ricevette la bella imagine della sua donna, la conobbe, e lasciato l’usato bollore, con soave movimento intorno a quella mostrava festa, e la voce entro per le dolenti caverne rendeva letizia, per che il misero cosí parlò: «O immortali iddii, a’ quali niuna cosa si occulta, sia la vostra inestimabile potenza lodata. Io per la vostra benignita quella dolcezza ho gustata, che la nemica fortuna mi tolse quando Marmorina abbandonai, e quella donna, per cui l’amara iniquitá sostenni, la riavuta grazia m’ha annunziata. Piacciavi adunque misericordiosamente operare che io nella prima forma tornando lieto a’ cari amici mi presenti». Egli diceva ancora queste parole, quando i circustanti videro le