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482 | il filocolo |
volentieri voluta pentére, ma non aveva il tempo. Ella volle con alta voce dimandare mercé, ma il sopravvenuto freddo, che giá alla lingua cosí come agli altri membri aveva tolta la possa, nol sofferse: la pigra freddezza con disusato modo nel ventre ritirò le dilicate braccia e le candide gambe, e in picciol spazio niuna cosa della bella giovane si saria potuto vedere se non un bianco tronco, il quale in durissimo marmo mutato, come voi vedete, fu trovato. E se forse alcuna rossezza in quello vedete, dicesi che Lieo gliela diede, di cui piú copiosa che il convenevole dimorava, quando qui piú furiose che savie vennero vagando.
Mentre che cosí Venere parlava ad Alleiram, Airam dubitò forte, e volle fuggire dal luogo, ma le gambe, davanti snelle, giá fatte pigre barbe di questo albero, la ritennero. E Febo venuto presente con soave voce cosí le cominciò a dire: ‛Adunque, o giovane, d’avermi ingannato, il tuo cuore celandomi e togliendomi i cari doni, ti vanti? Male e poco senno è contra lo stimolo recalcitrare, ma acciò che a te non paia che noi le malfatte cose impunite lasciamo, come avanti contasti, tu prima per lo tuo parlare sarai punita, sí come Perillo da Fallaris per lo suo medesimo artificio fu. E giá in albero parte convertita, tutta in quello, prima ch’io mi parta, ti muterai, e poi perciò che tu avesti ardimento di dire di volere essere nostra pari, tu li tuoi pedali avrai torti, né fia loro lecito il potersi troppo in alto distendere, ma piú tosto fieno sí bassi, che con poco affanno da terra ciascuno piccolo uomo coglierá i tuoi pomi. E come tu de’ miei doni ti dicesti occulta sottratrice, cosí de’ tuoi frutti gran parte gitterai alla terra prima che maturi li vegga: né quelli che rimarranno, senza vederli io, maturerai giá mai. E farò che, come tu del tuo cuore fosti a ciascuno occultatrice, i frutti tuoi, come il dolce tempo. della loro maturazione sentiranno, cosí incontanente aprendosi in piú parti, a me e a chi vedere li vorrá mostreranno le loro interiora. E della tua corteccia, perciò che sovra tutte l’altre bellezze la tua esaltasti, farò che chi alcuna cosa in oscuro colore vorrá del suo mutare non possa senza il sugo