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476 | il filocolo |
di lui feci gittandolo dal mio seno. Questa cosa fatta, la costui letizia si rivolse in pianto. E, brievemente, egli in poco tempo di tanta pietá il suo viso dipinse, che egli a compassione di sé moveva i piú ignoti. Egli si mostrava, e con prieghi e con lagrime, tanto umile quanto piú poteva, la mia grazia ricerçando, la quale acciò ch’io gli rendessi, Venere piú volte s’affaticò pregandomi e talora spaventandomi e in sonni e in vigilie. Ma ciò non mi poté mai muovere: per che rimanendo ella perdente, il giovane, che si consumava, trasmutò in pino, e ancora alle sue lagrime non ha posto fine; ma per la bellezza ch’io posseggo, io prima dove l’albero dimora non andrò che in dispetto di Venere farò piú inanzi al dolente albero sentire la mia durezza, ch’io colle taglienti scuri prima il pedale, poi ciascun ramo farò tagliare e mettere nell’ardenti fiamme. Ben potete per le mie parole aver compreso quanta sia la potenza di Venere, la quale non de’ minori iddii, ma nel numero de’ maggiori è scritta, e per conseguente possiamo di ciascun altro pensare: e però se non possono, non debbono essere di cosí fatto nome né di tanti onori riveriti. Noi che possiamo, noi dobbiamo essere onorate: e che io possa giá l’ho mostrato, e ancora, come detto ho, piú aspramente intendo di mostrarlo’.
Aveva detto costei, quando Asenga, che alla sua sinistra sedeva, cosí cominciò a dire: ‛Veramente ingiuria senza ragione sosteniamo; e ben che ogni potere agl’iddii, sí come voi dite, falsamente s’attribuisca, ancora con questo alle dee e a loro è attribuita ogni bellezza. E prima diciamo della Luna, la quale non si vergognò per adietro d’amare e senza vergogna sostenere d’essere bella chiamata. Or non c’è egli ogni mese mille volte manifesto il suo viso variarsi in mille figure, fra le quali molte una sola ne è bella, e quella è quando essa, apposita al suo fratello, tutta quanta ci si mostra lucente, ancora che allora non so di che nebula ne mostri il suo viso dipinto? Ciascun’altra stagione, da questa infuori, difettuosa e laida ci appare, né ci si mostra, se ben riguardiamo, se non la notte bella, nel quale tempo le piú laide si possono, senza essere conosciute, tra le bellissime mescolare.