Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/468

464 il filocolo

ferito per quelli in detrimento di me aumentassi i giorni miei: e disposto a fuggire quelli, prima alla cetara d’Orfeo, e poi ad essere arciere mi diedi, e prima con la paura del mio arco, del numero delle belle donne, le quali giá per lunga usanza tutte conoscea, una bianca colomba levai, e poi fra’ giovani arboscelli la seguii con le mie saette piú tempo, vago delle sue piume. Né per non poterla avere né per malinconia si tolse il core, che piú del suo valore che d’altro si dilettava, dallo studio di costei seguire. Dal luogo medesimo levatasi mi tolse una nera merla, la quale movendo col becco rosso modi piacevoli di cantare, oltre modo disiderare mi si fece, non però in me voltandola le mie saette, e piú volte fu ch’io credetti quella ritogliere negli apparecchiati seni. E di questo intendimento un pappagallo mi tolse, dalle mani uscito d’una donna della piacevole schiera. A seguitar costui si dispose alquanto piú l’animo, ch’alcuno degli altri uccelli, il quale andando le sue verdi piume ventilando, fra le frondi del suo colore agli occhi mi si tolse, né vidi come. Ma il discreto arciere Amore, che per sottili sentieri sottentrava nel guardingo animo, essendo rinnovato il dolce tempo, nel quale i prati e i campi e gli alberi partoriscono, andando le donne all’usato diletto, fece dal piacevole coro di quelle una fagiana levare, la quale, io per le cime de’ piú alti alberi con gli occhi andando dietro alla vaghezza delle variate penne, prese tanto l’animo a piú utili cose disposto, che, dimenticando quelle, a seguitare questa tutto si dispose, non risparmiando arte, né saetta, né ingegno per lei avere. Sentendo il puro core giá tutto degli amorosi veleni lungamente fuggiti contaminato, allora conoscendomi preso in quel laccio dal quale molto con discrezione m’era guardato, mi rivoltai, e vidi il numero delle belle donne essere d’una scemato, la quale io avanti avendola tra esse veduta, piú che alcuna dell’altre aveva bella stimata. Allora conobbi l’inganno da Amore usato, il quale, non avendomi potuto come gli altri pigliare, con sollecitudine d’altra forma mi prese, prima con diversi disii disponendo il cuore per farlo abile a quello. E rivolgendomi sospirando alla fagiana, la donna, che