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libro quarto 443

locolo nel viso e disse: «Ahi, giovane, non m’ingannare, scuopramisi la veritá intera, come promettesti, e se tu se’ figliuolo di colui cui conti, accertamene con giuramento». A cui Filocolo disse: «Signore, per dovere de’ vostri regni la corona ricevere, io non vi narrerei se non la veritá, e giurovi per la potenza degl’iddii, che oggi delle vostre mani sanza morte m’hanno tratto, ch’io sono di colui figliuolo, di cui io vi parlo». L’amiraglio non aspettando piú parole, lieto sanza comparazione, cosí a cavallo com’era, abbracciò Filocolo, e, baciatolo molte volte, disse: «O caro nipote! O gloria de’ parenti miei! O aspettabile giovane, tu sia ben venuto. Io fratello alla tua madre, non conoscendoti, oggi t’ho tanto offeso! Oh, che maladetta possa essere la mia subitezza! Oimè, perché avanti il subito comandamento non ti conobbi io? Tu saresti stato da me onorato, sí come degno. Io ho fatta, per ignoranza della tua grandezza, cosa da non dovere mai essere dimenticata né a me perdonata. Io non sarò mai lieto qualora di questo accidente mi ricorderò. Io avrei potuto dire che io piú ch’altro uomo dagl’iddii ero amato, se io avanti all’offesa t’avessi conosciuto, ben che assai di grazia m’abbiano conceduta, avendo per la loro pietá tornata indietro tanta mia iniquitá, campandoti. Tu mi sei piú che la propria vita caro. Ma certo del mio fallo parte a te si dee apporre, però che, se tu quando qui venisti, mi ti fossi appalesato come dovevi, tu, fuggendo la ricevuta avversitá, avresti il tuo disio avuto sanza fatica e sanza alcun pericolo. Tu saresti da me stato onorato sí come meritavi. L’occultare del tuo nome, e di te a me, e la subita iniquitá, mi hanno fatto contro a te villana crudeltá usare. Alla quale ammendare, considerando chi tu se’, non conosco la via: solo la tua benignitá priego che tanta cosa metta in oblio, sopra di me sodisfaccendo ogni male commesso. E da quinci inanzi, di me e del mio regno, secondo il tuo piacere, disponi, e dell’acquistata giovane co’ pericoli e con gli affanni, sí come il disio ti giudica, ne sia. La quale, avvegna che io per adietro assai ho onorata, molto piú, pensando a’ suoi magnanimi antichi, se conosciuta l’avessi,