Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/446

442 il filocolo

pace, tra te e’ tuoi compagni e me, è fermata. Adempi adunque per la tua nobiltá il mio disio». Filocolo, udite le parole dell’amiraglio, pensò un poco, e prima che rispondesse, esaminò quello che convenevole fosse da dire, e che da tacere, e conobbe omai convenevole l’essere conosciuto, poi che acquistata ha colei, per cui il suo nome celava, e cosí gli rispose: «Signore, niuna paura mi fará tacere la veritá a voi disiderante di sapere chi io sia, e però, acciò che vi sia piú caro che io viva che se io fossi morto, piú volentieri vel dirò. Siavi adunque manifesto che io mi chiamo Florio, e per tema della fama del mio nome, divenuto pellegrino d’amore, in Filocolo il trasmutai, e cosí ora m’appellano i compagni miei, e sono nipote d’Atlante sostenitore de’ cieli, al quale Felice re di Spagna mio padre fu figliuolo. E dalla mia puerizia innamorato di Biancifiore, discesa dell’alto sangue dell’Africano Scipione, nata nelle nostre case, sì come il fortunoso caso volle, essendo ella falsamente, e di nascosto a me, venduta e qui recata, infino in questo luogo mediante molti avversi casi l’ho seguita. E sappiendo che nell'alta torre dimorava, né potendo a lei in alcun modo parlare né vederla, avendo le condizioni della torre interamente spiate, ammaestrato dalli ingegni della mia madre, a mio padre di questi paesi venuta, a cui gl’iddii ciò che seppe Medea hanno dato a sapere, in quella forma che Giove con Leda ebbe piacevoli congiugnimenti, mi mutai, e in quella torre volai, e lei dormendo, tornato io in vera forma, nelle braccia mi recai, la quale svegliata lungamente a rassicurare penai, tanto la vostra signoria dottava, non ancora cosí subito riconoscendomi. La quale, poi che conosciuto m’ebbe, davanti la bella imagine del mio signore, che sopra l’ignea colonna nella gran camera dimora, di lui faccendo Imineo, per mia sposa con letizia sposai, e con lei, dalla notte passata avanti a questa, infino a quell’ora dimorai che questa mattina lo sconcio popolo sopra mi vidi legarmi con lei, quando io mi destai».

Quando l’amiraglio udí ricordare il re Felice e dire: ‛la mia madre venne al mio padre di questi paesi’, rimirò Fi-