Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
438 | il filocolo |
nuti vicino al prato, giá quasi essendo per entrarvi dentro, niuno cavallo era che a forza del cavaliere non voltasse la testa, e quasi, senza potere essere ritenuti, infino alla cittá tornavano correndo. A ciascuno uomo s’arricciavano i capelli in capo, come suole fare al ricco mercatante nelle dubbiose selve, poi che egli i ladroni con l’occhio ha scoperti. Niuno aveva l’ardire di passare dentro a quello: tutti hanno paura, e niuno sa di che. Ciascuno, stato infino a quel luogo fiero e ardito al venire, pauroso disidera di tornarsi indietro. L’amiraglio freme tutto, e con minaccie e con percosse s’ingegna di pingere i suoi inanzi, dicendo: «O gente villana, qual paura è questa? Chi vi caccia? Temete voi sei cavalieri?». Le sue parole sono udite, ma non messe ad effetto. Le percosse ciascuno fugge, e le minaccie meno: che la non conosciuta paura temono. Maravigliandosi l’amiraglio di tanta viltá, dimanda la cagione di tanta paura: niuno gliela sa dire, ma tutti temendo rinculano. Traesi inanzi l’amiraglio, e comanda d’esser seguito. Viene in su l’entrata del prato, e piú ch’alcuno degli altri pavido volta le lenti redini del corrente destriero, né egli medesimo conosce perché. Molte volte riprova sé, e fa riprovare i suoi; ma nullo è che piú inanzi passare possa che i termini del prato, segnati ne’ confini della via entrante in quello. Con maraviglia comincia l’amiraglio a esaminare nella mente quello che da fare sia, o perché ciò avvenire possa. Niuno avviso trova, perché il suo avviso si possa fornire: e subitamente muta pensiero, e fra sé dice: «Io operai male dannando i due giovani a morte villana, senza intera notizia di loro avere. Che so io chi essi siano? E’ potrebbero essere tali che gl’iddii fanno per loro queste cose: né altrimenti potrebbe essere, che senza volontá di loro tanto popolo e tanti cavalieri, da sei o da otto fossero messi in fuga, e tanti quanti noi siamo, li temessimo. Veramente credo che spiaccia agl’iddii ciò che di loro feci, e che essi sieno pronti alla loro vendetta».
Propone adunque l’amiraglio d’andare con segno di pace a’ vittoriosi cavalieri, se egli potrá, e dimandare la loro con-