-corso; al quale Sesto e quelli che erano nella battaglia pochi rimasi delle due prime schiere, tutti s’accostarono, e ricominciarono sí forte la sventurata zuffa, che alcuna volta prima non v’era stata tale. E con ciò fosse cosa che i resistenti fossero molti, alla loro moltitudine il picciol loco noceva, perciò che l’uno impediva la spada dell’altro per istrettezza: onde Sesto e Sulpizio, li quali avanti agli altri vigorosamente combattevano co’ pochi loro cavalieri per forza uccidendogli, gli facevano rinculare e fuggire ne’ campi ancora non bagnati d’alcun sangue. Il re, che della montagna era disceso con fresca schiera, vedendo questo, alquanto raffreddò l’ardente disio, e dubitando mosse i suoi cavalieri, e li terribili suoni de’ battagliereschi strumenti fecero di nuovo tremare i secchi campi. E tanta polvere coperse l’aere con la sua nebbia per la furia de’ correnti cavalli, quanta ne manda il vento di Trazia nella soluta terra. E poi che la superba e nova compagnia de’ cavalieri sopravvenne adosso agli stanchi combattitori, la dubbiosa vittoria manifestò il suo posseditore, perciò che non fu lecito a’ cavalieri di Lelio d’andare adosso a’ nemici, si furono subitamente intorniati di lunge e da presso con le piegate e con le diritte lance. La piova delle saette mandate dagli affricani bracci, e le gittate lance avevano coperto la luce alla picciola schiera de’ romani, i quali s’erano in picciola ritondita raccolti, tanto che per le sopravvute saette, senza potere fare alcuna difesa, si morivano e rimanevano ritti e’ loro corpi sostenuti dagli stretti compagni. Sulpizio, il quale non aveva ancora le sue forze provate, fu il primo che partito dalla ritonda schiera uscí correndo forte verso il re, il quale s’apparecchiava d’affrettare la loro morte, e ferillo sí vigorosamente sopra l’elmo che il re cadde a terra del gran cavallo quasi stordito, ma per lo buon soccorso de’ suoi tosto fu rilevato. Lelio e Sesto ricominciarono la battaglia, faccendosi fare con le loro spade amplissimo loco. Ma Sesto fortunosamente correndo tra’ nemici fu intorniato da loro, e mortogli il cavallo sotto, e caduto in mezzo del campo, anzi che egli debile rilevar si potesse, fu miseramente ucciso. Lelio, il quale la sua morte vide, pieno di grave dolore co-