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libro quarto 435

se ne levano. Altre porgono pietose orazioni agl’iddii per lo salvamento della picciola schiera: altra va e torna, altra alcuna volta non si parte, disiderando di veder la fine. I vittoriosi cavalieri s’accostano al fummo dolenti della loro vittoria senza morte, e, quella disiderando, niuno le sue piaghe ristringe, ma riguardando per lo campo si maravigliano di ciò che essi pochi hanno fatto, vedendo grande la moltitudine de’ morti e de’ feriti. Ciascuno ringrazia il gran cavaliere, non conoscendolo per iddio, e di molte cose il dimandano, ma egli a nulla né a niuno risponde. Ciascuno vorria vedere, se possibile fosse, i busti de’ corpi che essi morti estimavano. Alcuni di loro dicevano essere convenevole omai gittarsi vivi sopra il loro fuoco, acciò che una medesima fiamma le ceneri di tutti raccogliesse in uno. Altri lodavano prima a loro porgere sepoltura, e poi sé ardere, dicendo che degna cosa non era le loro ceneri con altre, che si non si amassero, contaminare. Mentre che queste cose, disiderosi della loro morte, ragionavano, e tentavano di vedere e di passare il fummo, il quale punto loro non si apriva, Filocolo, il quale piú volte per lo infinito romore aveva della sua salute dubitato, udendo costoro dintorno a sé ragionare, non però conoscendogli né intendendo ciò che diceano, né potendogli vedere, sentendo il prato quieto e senza alcun romore, fuori che d’un picciolo pianto che facevano i feriti, con quella voce piú alta, che paura nel timido petto aveva lasciato, cosí cominciò a dire: «O qualunque cavalieri che intorno a’ miseri dimorate, di noi forse pietosamente ragionando, quella pietá che di noi hanno avuta gl’iddii, entri negli animi vostri: non siate tardi a mettere ad esecuzione quello che gl’iddii hanno incominciato. Essi vogliono la nostra vita forse ancora aver cara al mondo. Noi vivi nell’oscuro nuvolo senza alcuna offesa dimoriamo, tenendo in mano ramo significante pace, lasciato a noi da divina mano: passate qui, adunque, dove noi siamo, e sciogliete i nostri legami, acciò che salvi, dove voi siete, possiamo venire».