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libro primo 39

Ma Artifilo, sentito il colpo, quasi come se niuna doglia sentita avesse, con la propria mano trasse la venenata saetta dalle sue carni fuori. E ripresa la scure e dirizzata la testa del suo cavallo verso colui che giá s’era apparecchiato di gittar l’altra, sopraggiuntolo, gli diè sí gran colpo sopra la testa che in due parti gliela divise. Quivi fu egli da molti de’ nemici intorniato, e il possente cavallo gli fu morto sotto: sopra il quale, poi che morto cadde, dritto si levò difendendosi vigorosamente. La furiosa gente gli si premeva tutta adosso, ed egli uccideva qualunque nemico gli s’appressava. E giá n’avea tanti uccisi dintorno a sé, che, quanto la sua scure era lunga, per tanto spazio dattorno a sé aveva co’ corpi morti agguagliata l’altezza del suo cavallo; e il taglio della sua arme era perduto, ma in loco di tagliare, rompeva e ammaccava le dure ossa degli aspri combattitori. Infinite saette e lance senza numero ferivano sopra Artifilo, del quale il forte elmo era in molti pezzi diviso. E giá era piú carico di saette, fitte per lo duro e forte dosso, che delle sue armi. Niuno era che a lui s’ardisse d’appressare. Ma egli, sopra i corpi morti andando, s’appressava a’ suoi nemici uccidendoli, e difendendo sé e chiamando i cari compagni che lo soccorressero. Veggendo questo, Tarpelio, nipote del crudele re, trattosi avanti tra’ suoi cavalieri, lui ferí con una grossa lancia nel petto, ed egli, giá debile per lo mancato sangue, cadde in terra, lá dove da’ compagni di Tarpelio fu morto senza alcuna dimora. Lelio, che aveva gli occhi volti inverso quella parte, e molto si maravigliava della gran virtú d’Artifilo, quando vide questo non poté ritenere le lagrime, ma sotto l’elmo chetamente per pietá bagnò il suo viso; e abbandonato Sesto, corse in quella parte ove ancora alquanti de’ compagni d’Artifilo rimasi vivi combattevano vigorosamente, ingegnandosi di vendicare la morte del loro compagno e capitano. E quivi con la sua forza lungamente sostenne i suoi pochi compagni. Ma poi che egli vide Sesto, rimaso quasi solo, in molte parti del corpo ferito, combattere ed essere male accompagnato, tirato indietro per convenevole modo, mosse la terza schiera di Sulpizio Gaio, loro ultimo soc-