Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
424 | il filocolo |
rimasa, purghisi l’ira vostra e quella dell’amiraglio sopra me. Se Florio campa, io contenta piglierò la morte. Cessi che per me, vile femina, muoia un figliolo d’un sí alto re. Oimè, ora che dimando io? Giá è manifesto che i miseri indarno cercano grazia. Oimè, come tosto è in tristizia voltata la breve allegrezza! O quanto è picciolo stato lo spazio del nostro matrimonio, il quale noi pregavamo gl’iddii che il dovessero eternare! Certo per cosí picciolo spazio senza prieghi potevamo passare, adoperando il tempo ne’ baci che si dovevano finire per ischernevole morte. Oimè, ch’io mi rallegrava, parendomi l’augurio delle parole dell’iniquo re poter prendere con effetto buono! Ma i fati, che dolente principio mi hanno sempre in ogni mia cosa dato, non consentono ch’io senta lieto fine. O vecchio re Felice, all’effetto il tuo nome contrario, con che core ascolterai il misero accidente? Ora saratti possibile a vivere tanto, che il triste apportatore di tale novella abbia compiuto di dire che il dilicato corpo di Florio sia stato dalle fiamme consumato? Questo non so, ma forte mi pare a pensare ch’essere possa. Io sono certa, se tu viverai, che, mentre ti basterá la lingua alle parole, mai in altro, che in maledizioni della mia anima, non moverai quella: e se morrai, fra le nere ombre sempre come nemica mi seguirai, e non senza ragione. O iddii, consentite, se i miei prieghi alcun merito acquistano nella vostra presenza, che Florio campi, se possibile è, e io, degna di morire, muoia. La sua vita, ancora molto utile al mondo, non si prolungheni senza vostro grande onore: la mia, che a niuna cosa può valere, perisca, e sostenga il peso del vostro cruccio. Siami conceduta questa grazia, in guiderdone della quale il mio corpo da ora vi offero per sacrificio».
Ircuscomos e Flaganeo, venuti da’ libiani popoli, nel viso bruni, e feroci, e coi capelli irsuti e con gli occhi ardenti, grandi di persona, erano dall’amiraglio fatti capitani de’ suoi militi, e giá la notturna guardia della torre sotto la loro discrezione aveva commessa. Questi dopo il comandamento dell’amiraglio, armati sopra forti destrieri, con molti compagni vennero nel prato, intorniati da pedoni infiniti con archi e con