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libro quarto 421

citá alla sua bellezza, se tu non fossi stato, e però tu giustamente muori. Ma ella perché, con ciò sia cosa ch’ella non sia colpevole? Oimè, solo l’angoscia di lei mi duole, ché la mia io passerei con minore gravezza! O crudel padre, o dispietata madre, oggi di me rimarrete privi: voi non mi voleste pacificamente avere, e voi oggi di me vedovi rimarrete. Non vi concederá la fortuna di chiudere i miei occhi nella mia morte, né riporre le mie ceneri ne’ cari vasi. Oggi della vostra nimica Biancofiore, da voi con tante insidie perseguitata, sarete deliberati, ma non senza vostra tristizia, né potrete per me spandere lagrime, che per lei similmente non le spandiate. Un giorno, una ora e una morte vi ci torrá: e non ingiustamente, ché convenevole cosa è che chi non vuole il bene quietamente possedere, che tribolando senza esso viva. Rimanete adunque in eterno dolore, e di tal peccato siano gl’iddii giusti vendicatori. O gloriosi iddii, non si parta dal vostro cospetto inulta l’iniquitá del mio padre. O sommi governatori de’ cieli, i quali in tanti affanni avete le mie fiamme udite, aiutate l’innocente giovane. Venga sopra me, il quale ho commesso l’offesa, a vostra indignazione. O Imeneo, o Giunone, o Venere, i quali io l’altra notte, se non errai, vidi per la lieta camera portanti i santi fuochi del novello matrimonio, riserbatevi Biancofiore al buon augurio di quelli, e se alcuna infernale furia fu tra voi con quelli mescolata, o se alcun gufo sopra di noi cantò, caggiano sopra me li tristi augurii. Io non curo della mia morte, per ciò ch’io l’ho con ingegno cercata: sia solamente costei, che per me senza colpa muore, aiutata da voi».

Biancofiore, piena di paura e di vergogna e di dolore incomparabile, piangeva, e i suoi occhi né piú né meno facevano che fare suole il pregno aere, quando Febo nella fine del suo Leone dimora, che, porgendo acqua da piú bassa parte, con piú ampia gocciola bagna la terra: l’una lagrima non aspettava l’altra. Ella aveva il suo viso e il dilicato petto tutto bagnato, e simile quello di Filocolo, sopra il quale gli occhi, che non ardivano di riguardare in parte dove riguardati fossero, teneva. E se tal volta, sentendo pe’ legami aspra