vilissimo popolazzo, ove torni tu? Con quale speranza di guiderdone rivolgi i tuoi passi verso le riguardate bandiere? Certo la mia spada taglierá qualunque uomo arditamente non combatterá co’ nemici». Le spente fiamme de’ barbarici cuori alquanto per le parole di costui si ravvivarono, onde essi rivoltarono i ferocissimi visi verso il poco numero dei valenti romani. Scurmenide accendeva i cuori con le sue voci, e dava i ferri alle mani di coloro che gli aveano perduti, e gridava che i contrarii senza alcuna pietá fossero uccisi. Egli commoveva e faceva andare innanzi i suoi, e coloro che si cessavano sollecitava con la battitura della rivolta asta, e si dilettava di veder bagnare i freddi ferri nell’innocente sangue. Grandissima oscuritá di mali vi nasceva e tagliamenti e pianti, a similitudine di squarciata nube quando Giove gitta le sue folgori. L’armi sonavano per lo peso de’ cadenti colpi, le spade erano rotte dalle spade. Sesto co’ suoi non poteva piú sostenere, perciò che la picciola quantitá era ridotta a minor numero d’uomini. Lelio, che i casi della battaglia tutti provvide con sollecita cura, con altissime voci e con manifesti atti provocò la seconda schiera alla battaglia. Artifilo, che lungo spazio avea sostenuto il disio dell’azzuffarsi, mové sé e’ suoi, i quali con dovuto ordine e volenterosi sottentrarono a’ gravi pesi del combattere. E nel primo scontro s’indirizzò Artifilo verso il crudele Scurmenide, e mettendo l’acuta lancia nelle sue interiora, sopra il polveroso campo l’abbatté morto. Molti n’uccisero nella loro venuta i nuovi schierati condotti da Artifilo, ma di loro furono simigliantemente molti morti. Artifilo, perduta la lancia, portava nelle sue mani una tagliente scure, e sostenendo il sinistro corno della battaglia, andava uccidendo tutti coloro che davanti gli si paravano. E Lelio e Sesto nel destro corno della battaglia combattevano. Un ardito arabo, il quale Meneab si chiamava, veduto il crudo scempio che Artifilo faceva del barbarico popolo con la nuova arma, temendo i colpi suoi, prese un arco, e di lontano l’avvisò sotto il braccio nell’alzare ch’egli facea della scure, e quivi feritolo con una velenosa saetta credette averlo morto.