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408 il filocolo

quello si potea saziare. Ma poi che il giorno alla sopravvegnente notte diede luogo, Glorizia, acconciato il letto di Biancofiore e abbassate le cortine, trasse Filocolo del luogo dove stava, e lui di dietro alle cortine, sí come detto gli aveva, ripose, pregandolo che si attendesse, e in quella maniera facesse che a lei la mattina promesso aveva.

Mancati i giuochi e le feste delle pulcelle per la sopravvenuta notte, Biancofiore e Glorizia se ne vennero alla gran camera per dormirsi. E, sí come per adietro erano usate, cominciarono di Florio nuove cose a ragionare e molte: e Biancofiore, che una cintoletta di Florio aveva, la quale lungo tempo aveva guardata, quella tenendo in mano, altro che baciarla non faceva. E in questa maniera dimorando, Glorizia disse: «Biancofiore, se Iddio ciò che tu disideri ti conceda, vorresti che Florio fosse qui teco ora indritto?». Gittò allora Biancofiore un gran sospiro, e poi disse: «Oimè, di chi mi domandi tu ora? E’ non è niuna cosa nel mondo che io piú tosto volessi, che ora qui Florio fosse, ben che male sia a disiderar quello che non si pote avere: avvegna che, se io che sono femina fossi fuori di questa torre, come io imprigionata ci sono dentro, e la mia libertá possedessi, com’io credo ch’egli la sua possegga, non dubiterei d’andarlo per tutto il mondo cercando, infino che io il troverei; e se avvenisse che, cosí com’io dimoro rinchiusa, libera fossi, e egli rinchiuso dimorasse, niuna via sarebbe che io non cercassi per essere con lui; e quando ogni via da potere esser con lui mi fosse tolta, certo io m’ingegnerei di commettermi agli spaventevoli spiriti, che a lui mi portassero. Non so se questo per me egli facesse». «Come» disse Glorizia, vorresti tu metter Florio a tanto pericolo, quanto gli potrebbe seguire, se egli venisse qui? Non pensi tu che, se l’amiraglio in alcun modo se ne avvedesse, tu ed egli morreste senza alcuna redenzione?» «Certo» disse Biancofiore, «credere dèi che niuno suo pericolo vorrei, prima il mio disidererei; ma se io avessi lui testeso alquanto, della mia morte non mi curerei, se avvenisse che per ciò morire mi convenisse, anzi contenta n’an-