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libro quarto 403

io ardo del disio, e appena credo tanto vivere ch’io la vegga». A cui Glorizia disse: «Caro signore, ciò che tu mi di io credo, e di lei essere il simigliante ti posso dire: ella non crede mai te poter vedere. Ma acciò che la fortuna, infino a qui stata in ogni cosa a te contraria, non possa per poco avvedimento piú nuocerti, se ti piace, alquanto m’ascolterai, e s’io di ciò dirò bene, seguirai il mio consiglio.

Egli è usanza qua entro, che quando tutte le giovani donzelle avranno ciascuna le sue rose ricevute, di venirsene qui in questa camera, e di qui andare nell’altre camere, faccendo festa insieme, né a ciò alcuna può prendere scusa, e questo potrai tu vedere: onde io dubito che se io dicessi a Biancofiore che tu qui fossi e mostrassileti, non avvenissero due cose, o l’una delle due, le quali sono queste. La prima è che mi pare manifestamente vedere che se ella ti vedesse, impossibile sarebbe da te partirla mai, e dimorando teco, ed ella non fosse con le donzelle a far festa, di leggieri esse ne potrebbero meno che bene pensare, e potrebbe agevolmente male seguire; appresso, che peggio che questo c’ho detto saria, ch’io so che, vedendoti ella, saria tanta la sua letizia, che di leggieri quello che il dolore non ha potuto vincere, cioè il tribolato cuore, l’allegrezza il vincerebbe. E giá sappiamo che avvenne, e tu il puoi avere udito, di Iuvenzio Talva, di Sofocle e di Filemone i quali ne’ duri affanni vivuti, per allegrezza morirono. Ma, acciò che né l’una né l’altra di queste cose avvenga, si potra cosí fare, acciò che tu contenti il tuo disio, e il suo festeggiare con l’altre non manchi: io in una camera a questa contigua ti metterò, dalla quale tu potrai ciò che in questa si fará vedere. Quivi dimorando tu tacitamente, io, senza dire a Biancofiore alcuna cosa che tu sia qui, qua entro con le sue compagne la farò venire, dove tu la potrai, quanto ti piaceri, vedere. E questo, per rimedio del primo male che avvenire ne potrebbe, e per contentamento di te, tutto questo giorno infino alla notte ti basti. E acciò che l’altro non avvenga, per mio consiglio terrai questa via: io ti trarrò di quindi, e dietro alle cortine del suo letto, le quali abbasserò, che ora stanno