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quella da Sadoc e da molti altri dal cospetto dell’amiraglio, il quale aveva comandato che per amore di lui a Biancofiore si presentasse, fu portata a’ piè della torre. E quivi fatta chiamare Glorizia, la quale a servigio di Biancofiore dimorava, a lei fece la cesta collare suso ad una finestra. Ma Filocolo, quasi stordito ancora dalla paura, non intese chi chiamata fosse, ma fermamente si credette da Biancofiore dovere essere ricevuto. Per che egli giá a Glorizia vicino, disideroso di vedere Biancofiore, si scoperse il viso. La qual cosa quando Glorizia vide, non riconoscendolo, subito gittò un grandissimo strido, e ritornatole alla memoria chi costui era, ricopertogli il viso, che giá dalle sante mani era stato ricoperto, tacitamente il riconfortò dicendo: «Non dubitare, io ti conosco». Erano giá tutte le compagne di Biancofiore lá corse dicendo: «Glorizia, che avesti tu che sì forte gridasti, né t’è nel viso colore alcuno rimase?». Alle quali ella rispose: «Io non ebbi, care compagne, giá mai tale paura, però che volendo io prendere la cesta de’ fiori e in essa sicuramente mirando, subitamente un uccello usci da quella e nel viso mi ferì volando, per ch’io, temendo d’altro, cosí gridai». E poi ella sola presa la cesta con l’aiuto dell’invisibile dea, nella gran camera e bella di Biancofiore la portò, e serratasi dentro, lo innamorato giovane con le rose insieme dalla cesta trasse, e con ismisurata allegrezza abbracciandolo gli fece lunga festa, e appena in sé credea che essere potesse vero ciò che ella vedeva. Di molte cose il dimandò, e molte a lui ne disse, avanti che interamente fosse certa ch’egli, cui ella vedeva, fosse Florio.

Dimorato Filocolo per alquanto spazio nella bella camera solo con Glorizía, le bellezze di quella con ammirazione riguardando, e vedendo che bene era vero ciò che Dario detto gli aveva, e più, dimandò a Glorizia che di Biancofiore fosse. A cui Glorizia quello che n’era, e che ne fu poi che venduta era stata, interamente gli disse, tanto che di pietá a lagrimare il mosse. E poi cosí le disse: «Glorizia, cara sorella, di grazia ti priego che tosto vedere la mi faccia, perché