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libro quarto 399

frondi e con maravigliosa allegrezza: nel quale giorno io fo pe’ vicini paesi le rose e’ fiori tutti cogliere, e in tante ceste porre quante damigelle nella torre dimorano, guardandole in questo prato davanti la torre, dove l’amiraglio coronato e vestito di reali drappi con grandissima compagnia viene, e di ciascuna cesta prende rose con mano a suo piacere, e secondo ché egli comanda cosí poi si collano sopra la torre, faccendo chiamare quella a cui dice che data sia. E però che la tua Biancofiore è la piú bella -di tutte e sempre prima ch’alcun’altra è presentata, io ti porrò, se tu vuoi, in quella cesta che a Biancofiore presentare si deve, e coprirotti di rose e di fiori quanto meglio si potrá. Ma s’egli avvenisse che la fortuna, nemica de’ nostri avvisi, ti scoprisse e facesseti al signore vedere, niuna redenzione sarebbe alla nostra vita. Tu vedi omai il pericolo, pensa quello che da fare ti pare. Se egli non se n’avvedrá, tu potrai essere con lei alquanti giorni: e poi s’avviene che esso alcuna volta, sí come egli suole spesso a mangiare salirvi, vi salga, in forma d’uno de’ miei sergenti te ne trarrò: null’altra via c’è. Egli tiene di tutte le porte le chiavi, se non di questa la quale tu vedi aperta, e questa io ho in guardia». Filocolo, pieno d’ardente disio, a niuno pericolo, a niuna strabocchevole cosa che avvenire possa, pensa, ma subito risponde che egli a questo pericolo e anche maggiore che avvenire potesse è presto, affermando che per grandissimi pericoli e affanni si convenga pervenire a tali cose.

Finisce adunque con questo proponimento il loro consiglio, e con fede e con giuramento insieme si legano, l’uno d’osservare la impromessa, e l’altro di tacere. E cosí Sadoc, dato il giorno a Filocolo che egli a lui ritorni, confortandolo da sé l’accomiata. E Filocolo ritorna alla cittá contento, e tanto lieto che appena il può nascondere, disiderando che tosto il termine posto venga: e ogni ora gli parea piú lungo spazio di tempo che non era stato quello che tribolato aveva, Biancofiore cercando.

O avarizia insaziabile fiera, divoratrice di tutte le cose, quanta è la tua forza! Tu sottilissima entratrice con disusate