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390 | il filocolo |
disse: «Giovane, monta a cavallo». Filocolo presto salito in sul suo palafreno, dietro a Sadoc reverente andava. A cui Sadoc disse: «Dimmi, giovane, se tu se’ cavaliere o scudiero, e di che parte, e quello che quinci andavi faccendo quando il tuo cavallo qui contro tua voglia ti trasportò?». A cui Filocolo rispose: «Signor mio, io sono un povero valletto d’oltre mare, il quale prendo diletto in andare il mondo veggendo; e udendo le gran bellezze di questa torre nominare, ed essendo. da Rodi mosso per andare a Babillonia, qui per vederla ne venni. E ora, quando inanzi il mio cavallo qui mi trasportò, tornava con un mio falcone pellegrino da mio diporto, il quale, avendolo ad una starna lasciato, ed egli non potendola pigliare al primo volo, sdegnato in su questa torre se ne volò, e richiamandolo io, il palafreno, temendo il romore, a correre si mise, qui recandomi come voi vedeste».
Mentre costoro cosí parlando andavano, pervennero alla porta della gran torre, ed entrati in essa dismontarono. E avendo il castellano le belle maniere di Filocolo vedute, imaginò lui dovere essere nobile giovane. Per la qual cosa quivi assai l’onorò, e dopo molte parole gli disse: «Giovane, la simiglianza che tu hai d’una donzella che in questa torre dimora, chiamata Biancofiore, t’ha oggi la vita campata: di che siano gl’iddii laudati, che la mia ira mitigarono come io ti vidi, la qual cosa rado o mai piú non avvenne». Di questo assai lo ringraziò Filocolo, sempre a lui offerendosi servidore, e similmente a quella giovane la cui simiglianza campato l’aveva: e se egli conoscere la potesse, volontieri la ringrazierebbe. E dopo questo entrati in molti e in diversi ragionamenti, a Filocolo andò l’occhio ad un canto del loco dove dimoravano, dove egli vide appiccato uno scacchiere nobilissimo e ricco, il quale veduto, disse: «Sire, dilettatevi di giocare a scacchi, che io veggio sí bello scacchiere?». Rispose Sadoc: «Sí, molto, e tu sai giocare?». A cui Filocolo rispose: «Alquanto ne so«. Disse allora Sadoc: «Ora giochiamo insieme, infino a tanto che questo caldo passi e che tu possa alla cittá tornare’ . «Ciò mi piace molto, signor mio, rispose Filocolo.