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388 il filocolo

piú che uno degli altri onorato fosse, né che alcuno, se non da lui chiamato, mai l’accompagnasse. E, ultimamente, tutti gli pregò che quello per che quivi dimoravano ad alcuno per alcuna cagione non palesassero. Mossesi adunque molte fiate solo per andare al castellano, in se medesimo pensando diverse scuse alla sua andata, né mai al proposito pervenire potea, quando da uno e quando da un altro impedimento impedito, onde dolente indietro si ritornava. Egli mai fuori di casa non usciva, se non per andare a Sadoc, né mai mentre in Alessandria dimorò, da alcuno paesano si fece conoscere, né con alcuno prese notizia, da Dario in fuori. Non potendo adunque costui al disiato fine pervenire, né mai, per quante volte andato fosse alla torre, Biancofiore avere sola una volta veduta, dolente viveva, e per sua consolazione saliva sopra la piú alta parte dell’ostiere di Dario, e, quindi rimirando l’alta torre, alcuno diletto sentiva, fra sé dicendo: «O Biancofiore, poi che tolto m’è il poterti vedere, il luogo dove tu se’ non mi può esser tolto ch’io non vegga». In questa vita stette infino a tanto che Febo in quell’animale, che la figliuola d’Agenore trasportò da’ suoi regni, se ne venne a dimorare, e quivi quasi nella fine congiunto con Citerea, rinnovellato il tempo, cominciò gli amorosi animi a riscaldare, e a raccendere i fuochi di venuti tiepidi nel freddo e ispiacevole tempo del verno: e massimamente quello di Filocolo, il quale sí nel suo disio divenne fervente, che appena raffrenare si poteva di piú non mettersi a volere il suo proponimento adempiere senza guardare luogo o tempo. Ma ciò non sostennero gl’iddii, anzi con forte animo lo fecero sostenere aspettando. Venuto adunque giá Titan ad abitare con Castore, un giorno, essendo il tempo chiaro e bello, Filocolo si mosse per andare verso la torre: alla quale essendo ancora assai lontano, verso quella rimirando, vide ad una finestra una giovane, alla quale nel viso i raggi del sole riflessi dal percosso cristallo davano mirabile luce, per che egli imaginò che la sua Biancofiore fosse, dicendo fra sé impossibile cosa essere che il viso d’alcun’altra giovane sí splendente fosse o essere potesse.