Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/379


libro quarto 375

erano giá insieme militanti dimorati, e chiamavasi Bellisano, il quale con grandissima festa corse ad abbracciare Ascalione dicendo: «O gloria della militare virtú, qual grazia in questi paesi mi ti mostra? Gl’iddii in lunga prosperitá ti conservino». Ascalione ben conobbe costui, e affettuosamente abbracciatolo, con lieto viso gli rendé quella risposta che a tali parole si conveniva, pregandolo che Filocolo, cui egli aveva per maggiore e in cui servigio egli era, onorasse. Bellisano allora fatta a Filocolo debita riverenza, lo pregò che gli piacesse al suo ostiere esso e i suoi compagni venire: dove Filocolo, piacendo ad Ascalione, andò, e quivi mirabilmente onorati furono da Bellisano, il quale, amando di perfetto amore Ascalione, in ogni atto s’ingegnava di piacergli. Essendosi riposati alcun giorno, Bellisano dimandò Ascalione se lecito era ch’egli sapesse la cagione della loro venuta, ché a lui molto saria di saperlo a grado. A cui Ascalione, con piacere di Filocolo, interamente narrò la veritá della loro venuta. Le quali cose udendo, Bellisano tutto nell’aspetto divenne stupefatto, dicendo: «Senza fallo e’ non sono passati sei mesi che Biancofiore fu con gli ausonici mercatanti in questa casa, avvegna che poco ci dimorasse. Ed essi ne la portarono in Alessandria, per intendimento di venderla all’amiraglio, il quale di giorno in giorno vi si attendeva, secondo che essi mi dissero: che essi se ne facessero, niuna novella ne seppi poi. Ma se gl’iddii di lei ogni vostro piacere certamente adempiano, ditemi chi fu la giovane e come avvenne che per danari divenisse de’ mercatanti». Disse allora Ascalione come, ucciso Lelio, Giulia pregna era stata presa, e come Biancofiore e Florio in un giorno nati erano, e come innamorati, e separati, per paura di quello che ad effetto si doveva recare, erano dal padre stati, e li pericoli corsi a Biancofiore, e ciò che per adietro era avvenuto. Maravigliossi assai Bellisano, e dimandò quale Lelio fosse stato il padre di Biancofiore. A cui Ascalione disse: «Egli fu il nobile Lelio Africano, il quale a noi e agli altri stranieri soleva essere tanto grazioso mentre in Roma dimoravamo».