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libro quarto 373

che vere novelle di Biancofiore ti dirò, come quella con cui piú giorni in questa casa ella dimorò». Disse allora Filocolo: «O nobilissima donna, se alcuna pietá nel core il mio aspetto vi porge, per quella vi priego che ciò che di lei sapete interamente mi narriate. Pensate quanto merito nel cospetto degl’iddii acquisterete, se per lo vostro consiglio racquistando la mia sorella, lei e me insieme renderò al mio padre». Sisife disse allora: «Per me niuno tuo piacere fia senza effetto. E in quanto della giovane che tu vai cercando, io ti dico: e’ sono omai sei mesi passati che qui due miei parenti vennero con una bella e grande nave, i quali, secondo il loro parlare, da quelle parti, donde tu di che vieni, si partirono, e con loro avevano questa Biancofiore che tu cerchi, bella e graziosa assai. E certo io non ti vidi prima, che io nell’aspetto di lei ti conobbi suo fratello o parente, e però di lei ricordandomi, di te mi venne pietá. Ella dimorò qui con meco piú giorni: e io, secondo il mio potere, in tutte cose la onorai come figliuola, e veramente mai rallegrare non la potei, anzi continuamente pensosa e piangendo la vedeva. E dimandandola io alcuna volta quale fosse la cagione del suo pianto, ella mi rispondeva che mai niuna femina di piangere ebbe tanta cagione quanta ella aveva, però ch’ella aveva lasciato il piú grazioso amadore che mai da donna amato fosse, il quale ella nel suo pianto chiamava Florio: a costui si doleva quasí come se davanti lo si vedesse, a costui si raccomandava, costui chiamava, e mai nella sua bocca altro nome non era. E certo, per quello ch’ella mi dicesse, ella aveva doppia ragione d’amarlo sopra tutti gli altri uomini del mondo, però che egli amava lei piú che altra donna, e appresso, secondo il suo dire, egli era il piú bel giovane che mai fosse veduto: chi costui si fosse non so se tu tel sai». A cui Filocolo disse: «Assai ben lo conosco, e gran cagione la moveva ad amarlo, e a dolersi d’essere da lui allontanata, però che quelle due cose che vi disse, amendue v’erano: ch’io so manifestamente ch’egli da picciolo garzone l’amò, ed ella lui, e ancora sopra tutte le cose l’ama, e novellamente sposare la doveva, se tanto