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libro quarto 371

tichi porti di Partenope abbandonarono, disiderosi di pervenire dove dagl’iddii fu loro promesso di trovare di Biancofiore vere novelle.

Lenti e scarsi venti pinsero la violata nave in piú giorni quasi all’esteriore parte della dimandata isola, e, quivi mancati, discesero in terra, dubitando non gl’iddii quivi per lungo spazio gli ritenessero come in Partenope fatto avevano. Ma ignorando Filocolo in qual parte dell’isola dovesse di Biancofiore novelle avere secondo il risponso degl’iddii, la fortuna, che giá con lieto viso gli si cominciava a rivolgere, gli apparecchiò albergo vicino a Sisife. Dove egli piú giorni dimorando, e cercando di sapere novelle di Biancofiore, né trovandone alcuna, non sapeva che farsi, e giá il tempo vedeva acconciare presto al suo proponimento: per che egli quasi disperato, dispregiando il detto degl’iddii, non sapeva che si fare, ma dimorando malinconico fra sé diceva: ‛Come io qui di Biancofiore non trovo novelle, cosí, in tutto, il mio viaggio sará perduto, e io, ingannato dagl’iddii, per soperchio dolore dolente renderò l’anima alle dolorose sedie di Dite’. Poi fra sé ripensava le parole degl’iddii non potere essere false, ma diceva: ‛Forse non in questo luogo dell’isola debbo io di Biancofiore trovar novelle, ma in alcuno altro’; per che si imaginava di tutta l’isola voler cercare.

In questi pensieri dimorando Filocolo e sedendosi sopra un antico marmo posto a fronte alle grandi case di Sisife, avvenne che stando Sisife ad una finestra, e verso il mare riguardando, il vide, e molto il rimirò, volendosi pure alla memoria riducere d’averlo altra volta veduto. E dopo molto riguardarlo, si ricordò di Biancofiore, a cui, secondo il suo giudicio, Filocolo molto risomigliava. Per che ella vedendolo cosí malinconoso dimorare, fra sé cominciò a pensare che costui per Biancofiore malinconico dimorasse, e volendosi della vera imaginazione accertare, discesa del luogo dove dimorava, a sé fece chiamare lo innamorato giovane, e cosí gli disse: «Giovane, se gl’iddii ad effetto producano ogni tuo disio, non ti siano gravi le mie parole, né noioso il contentarmi di