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364 il filocolo

c Questo è tuo figliuolo’; e dandogli la destra mano della donna, disse: e Questa è la tua mogliera, e madre di costui’, narrando a lui e agli altri come quivi era pervenuta. Fecero costoro dopo la maraviglia gran festa, e massimamente il marito con la sua donna e la donna con lui, rallegrandosi del loro figliuolo. E ringraziando il cavaliere, lieti tornarono alle loro case, faccendo per piú giorni maravigliosa festa. Servò questo cavaliere la donna con quella tenerezza e con quella pura fede che se sorella gli fosse stata. E però che si dubita quale fosse maggiore, o la lealtá del cavaliere o l’allegrezza del marito, che la donna e il figliuolo, i quali perduti reputava sí come morti, si trovò racquistati, priegovi che quello che di ciò voi giudichereste ne diciate’.

«Grandissima crediamo che fosse la letizia della racquistata donna e del figliuolo, e similmente la lealtá fu notabile e grande del cavaliere; ma però che naturale cosa è delle perdute cose racquistandole rallegrarsi, né potrebbe essere senza perché altri volesse, e massimamente racquistando una cosa molto amata davanti, e un figliuolo, di che non si potrebbe tanta allegrezza fare quanta si converrebbe, non reputiamo che sí gran cosa sia quanta una farne, a che l’uomo sia da propria virtú costretto a farla; e dell’essere leale questo addiviene, però che possibile è essere e non essere leale. Diremo, adunque, che da cui l’essere leale in cosa tanto amata procede, ch’egli faccia grandissima e notabile cosa lealtá servando, e che in molta quantitá avanzi in sé la lealtá, che l’allegrezza in sé: e cosí terremo.»

«Certo disse Massalino, «altissima reina, sí come dite credo che sia; ma gran cosa mi pare pensare che a tanta letizia, quanta in colui che la donna riebbe fu, si potesse porre comparazione di grandezza in un’altra cosa, con ciò sia cosa che maggior dolore non si sostenga che quello quando per morte amata cosa si perde. Appresso, se ’l cavaliere fu leale, sí come qui giá si disse, egli fece suo dovere, però che tutti siamo tenuti a virtú operare: e chi fa quello a che è tenuto ben fa, ma non è da reputare gran cosa, però imagino che giudicare maggiore allegrezza che lealtá si potrebbe consentire.»