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32 il filocolo

a volere la forza del tuo picciolo popolo sperimentare con sí grande esercito, ch’egli è fortuna e non ragione, quando da cosí fatte imprese si riesce a prosperevole fine. Non vedi tu che i tuoi compagni volentieri senza prendere armi si sarebbero stati, perché essi conoscono il pericolo, se a te non l’avessero vedute pigliare? Ma tu, prendendole, ne se’ stato loro cagione. E se tu pur dubiti della crudelta di coloro, molto meglio è fuggire mentre che noi possiamo, che voler combattere con loro. Vedi che le vicine montagne sono piene di folti boschi e di nascosi valloni, ne’ quali noi ci potremo assai bene nascondere, chi in una parte e chi in un’altra. Deh! non aspettiamo piú le punte di quelli ferri, i quali, veggendoli, giá mi porgono mortal paura. Andiamo, incominciamo la salutevole fuga, alla quale non nocerà la non dissoluta nebbia che fa questa valle oscura. Niuno nemico deve piú volere dal suo avversario, che vederlosi fuggire dinanzi, mostrando di temere la sua potenza. Però se elli vengono per offenderei, essi saranno contenti di vederci fuggire, e, ridendo tra loro, riterranno i correnti cavalli, faccendosi beffe di noi: le cui beffe non curiamo, solamente che noi scampiamo dalle loro mani. Poi se lecito non c’è d’andar piú avanti, torniamo prima a Roma che noi voler morire e non sapere come: perciò che ciascuno è per divino comandamento tenuto di servare la sua vita il piú che puote. E siati ancora manifesto che ogni cavaliere non è della volontà del signore, né cosí fiero. Questi, quando alquanto ci avranno cacciati, !asciandoci andare, volontieri si riposeranno, e trovando le nostre ricchezze, le quali sono assai, intenderanno a prenderle: e in quello spazio, concedendolo Iddio, in alcuna parte ci potremo salvare. Deh! fa, Lelio, che in questa parte sia il mio consiglio udito e osservato da te, e non guardare che feminile sia, perciò che tal volta le femine li porgono migliori che quelli che subitamente sono presi dall’uomo. Sia questa la prima e l’ultima grazia a me conceduta in questo viaggio, nel quale alcuna altra dimandata non t’ho». Queste parole e molte altre, piangendo, Giulia fortemente diceva, abbracciando so-