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352 il filocolo

amare, e il secondo da lasciare, però che il primo adoperò forza, e dimostrò il buon amore con sollecito modo, dando se medesimo a ogni pericolo infino alla morte, il quale per la futura battaglia potesse avvenire, per la quale assai bene gliene poteva seguire; con ciò sia cosa che se sollecito fosse stato a tale battaglia fare contra lui alcuno de’ nemici della donna, come fu l’amante, egli era a pericolo di morire per difendere lei; né manifesto gli fu che contro a lui dovesse uscire uno che vincere si lasciasse, come avvenne. L’ultimo, veramente, andò avvisato di non morire né di lasciar morire la donna: dunque, con ciò sia cosa che egli meno mettesse in avventura, meno merita di guadagnare. Abbia, adunque, il primo l’amore della donna bella come giusto guadagnatore di quello.»

Disse Ascalione: «O sapientissima reina, ch’è ciò che voi dite? Non basta una volta essere meritato del bene, senza piú meriti dimandare? Certo sí. Il primo è meritato, però che da tutti per la ricevuta vittoria è onorato: e che piú merito gli bisognava se onore è merito della virtú? A maggior cosa ch’egli non fece bastava il ricevuto onore. Ma colui che con senno venne avvisato, dee essere senza guiderdone, e, poi, da tutti vituperato, avendo sí bene come il primo scampato la donna? Non è il senno da anteporre ad ogni corporale forza? Come costui, se col senno alla salute della donna venne, deve per merito essere abbandonato? Cessi che questo sia. Se egli nol seppe sí tosto come l’altro, questa non fu negligenza, ché, se saputo l’avesse, forse prima che l’altro corso sarebbe a quello che l’altro corse. Quello che prese per ultimo rimedio il prese discretamente, di che merito giustamente gli dee seguire, il quale merito dev’essere l’amore della donna, se dirittamente si guarda, e voi dite il contrario».

«Passi della mente vostra che il vizio, a fin di bene operato» rispose la reina, «meriti il guiderdone che la virtú, a simile fine operata, merita, anzi in quanto vizio merita correzione: alla virtú niuno mondano merito può giustamente sodisfare. Chi ci vieterá ancora che noi non possiamo con aperta ragione credere che l’ultimo cavaliere, non per amore