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libro quarto 343

Quistione VIII.

Alla destra mano di Galeone una bella donna sedea, il cui nome era Pola, piacevole sotto onesto velo, la quale cosí cominciò a parlare, poi che la reina tacque: «O nobile reina, voi avete al presente determinato che alcuna persona questo nostro amore seguire non dee, e io lo consento; ma impossibile mi pare che la giovane etá degli uomini e delle donne, senza questo amore sentire, trapassare possa. Però al presente lasciando con vostro piacere la vostra sentenza, terrò che lecito sia l’innamorarsi, prendendo il mal fare per debito adoperare. E questo seguendo, voglio da voi sapere quale di due donne deggia piú tosto da un giovane essere amata, piacendo egualmente a lui amendue, o quella di loro che è di nobile sangue, e di parenti possente, e copiosa d’avere molto piú che il giovane, o l’altra la quale non è nobile né ricca, né di parenti abbondevole quanto il giovane».

Cosí rispose la reina a costei: «Bella donna, ponendo che l’uomo e la donna debba amore seguire, come avanti diceste, noi giudicheremmo che quantunque la donna sia ricca e grande e nobile piú che il giovane, in qualunque grado o dignitá si sia, ch’ella debba piú tosto dal giovane essere amata che quella che alcuna cosa ha meno di lui: però che l’animo dell’uomo a seguire l’alte cose fu creato, dunque avanzarsi e non avvilirsi deve. Appresso ne dice un volgare proverbio: ‛Egli è meglio bene desiare che mal tenere ’. Però ammisi la piú nobile donna, e la meno nobile con giusta ragione si rifiuti per nostro giudicio».

Disse allora la piacevate Pola: «Reina, altro giudicio sarebbe per me di tal quistione donato come udirete. Noi naturalmente tutti i piú brievi che i lunghi affanni disideriamo: e che minore e piú brieve affanno sia ad acquistare l’amore della meno nobile che quello della piú, è manifesto: dunque la minore si deve seguire, con ciò sia cosa che giá si possa della minore dire avere acquistato quello che dalla maggiore