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338 il filocolo

disii fornire. Di costui è posta la quistione se bene è a sottometterglisi: a che debitamente risponderemo. Il terzo è amore per utilitá: di questo il mondo piú che d’altro è ripieno. Questo insieme con la fortuna è congiunto. Mentre ella dimora, ed egli similemente dimora; quando si parte, ed egli è guastatore di molti beni: e piú tosto, ragionevolmente parlando, si dovria chiamare odio che amore. Ma però che alla quistione proposta né del primo né dell’ultimo è bisogno di parlare, del secondo diremo, cioè amore per diletto: al quale, veramente, niuno, che virtuosa vita disideri di seguire, si dovria sommettere, però che egli è d’onore privatore, adducitore d’affanni, destatore di vizii, copioso donatore di vane sollecitudini, e indegno occupatore dell’altrui libertá, piú ch’altra cosa da tenere cara. Chi, adunque, per bene di sé, se sará savio, non fuggirá cotale signoria? Viva chi può libero, seguendo quelle cose che in ogni atto aumentano libertá, e lascinsi i viziosi signori a’ viziosi vassalli seguire».

«Io non pensava» disse allora Galeone, «con le mie parole dar materia di mancamento alla nostra festa, né alla potenza del nostro signore Amore, né le menti d’alcuno perturbare; anzi imaginava che, diffinendola voi, secondo l’intenzione mia e di molti altri, dovesse quelli che gli sono soggetti, con forte animo a ciò confermarli, e quelli che no con disideroso appetito chiamargli. Ma veggio che la vostra intenzione alla mia è tutta contraria, però che voi tre maniere d’amare nelle vostre parole essere mostrate. Delle quali tre, la prima e l’ultima come voi dite consento che siano, ma la seconda, la quale rispondendo alla mia dimanda dite che è tanto da fuggire, tengo che da seguire sia da chi glorioso fine disidera, come aumentatrice di virtú, sí com’io credo appresso mostrare. Questo amore di cui noi ragioniamo, sí come a tutti può essere manifesto, però che il proviamo, adopera questo ne’ cuori umani, poi ch’egli ha l’anima alla piaciuta cosa disposta: egli d’ogni superbia spoglia il cuore e d’ogni ferocitá, faccendolo umile in ciascun atto, sí come manifestamente n’appare in Marte, il quale troviamo che, amando